Mia madre legge il giornale

anni ’70
serigrafia 76/100
70×50

L’opera che per eccellenza segna il debutto romano del quasi ventenne Ivo Pannaggi è l’olio, disperso, dal titolo Mia madre legge il giornale del 1919.
Tale dipinto, infatti, rappresenta il lasciapassare che garantisce all’artista maceratese l’ingresso ufficiale presso la Casa d’arte Bragaglia, il centro più aristocratico delle avanguardie italiane e straniere dell’epoca.
Pannaggi dunque, armato del solo coraggio, presenta il dipinto che subito riscuote l’approvazione degli astanti. Egli ricorda che fu “‘avvertito’ Marinetti il quale mi chiamò al Flora dove c’era anche Balla, e quando mostrai loro il quadro di mia madre mi prodigarono i più sperticati elogi! Marinetti, con le mani alzate, parlava di ‘rivelazione’! Balla, saltellando per l’atrio dell’albergo come un bimbo preso dal brio, improvvisava variazioni fonetiche di giubilo, e con gesti corti e rapidi andava descrivendo in aria arabeschi dinamici che dovevano essere un commento mimico del mio quadro”.
Inserito nel 1921 nella mostra collettiva dei giovani pittori futuristi, promossa dai fratelli Bragaglia, suscita la curiosità di Oppo, il quale con ironia si riferisce a Pannaggi come a colui che “non esita a compiere il più efferato parricidio pittorico che si sia mai udito: egli taglia a pezzi il corpo venerando della sua mamma, compiendo due male azioni, una sentimentale e l’altra artistica”.
Sarà lo stesso pittore a narrare la genesi del dipinto, dal quale scaturiranno le successive repliche, come la serigrafia qui presentata o la tela del 1922 conservata al MoMA di New York. Pannaggi, infatti, narra che: “Seduta presso la finestra, mia madre legge il giornale. La testa e il giornale sono illuminati da una luce meridiana che determina forme e colori. La mente è attenta nella lettura, le sopracciglia acute sono tese e lo sguardo si intuisce abbassato anche se gli occhi sono celati dal riflesso delle lenti. Dalla bocca serrata, sotto la tumida regione mascellare, sporge la sottile falce corallina del labbro inferiore. La testa, inclinata verso il giornale, fa inturgidire il collo entro l’anello di un ampio bavero di panno grigio. La stanghetta destra degli occhiali, prolungata in fuga verso lo spigolo della camera, genera una linea che misura lo spazio in profondità; una LINEA-FORZA che si inoltra fino all’incontro di due pareti: la parete della finestra, scura per controluce, e la parete adiacente leggermente illuminata di riflesso. […] In primo piano, il giornale spiegato si sfalda e si accartoccia in un giuoco dinamico di fogli che traducono in sintesi di differenti grigi il bianco della carta e il nero della stampa. È uno sfogliarsi di piani che rende il movimento prodotto dallo scorrere il giornale da pagina a pagina in cerca di notizie”.
Appare evidente come l’opera è costruita attraverso la scomposizione di piani e forme, di chiara matrice boccioniana, e lascia intuire quelli che saranno i futuri successi, anche a livello internazionale, di una personalità eclettica come Ivo Pannaggi.