Jazz Band

1972
olio su tela
60×70

Si tratta di una tarda replica dell’inizio degli anni Settanta, in scala ridotta, di uno degli episodi delle decorazioni parietali che Pannaggi realizza, nel 1922, per la saletta-bar della Casa d’arte Bragaglia a Roma.
L’intero ciclo in origine comprendeva tre pannelli destinati alla parete più lunga della sala, Jazz Band, Menta al selz e Pipa; di tutti esistono delle tarde rielaborazioni, due delle quali sono conservate presso la Pinacoteca Comunale di Macerata.
Lo stesso Pannaggi, nei suoi appunti, parla di “repliche, in formato da cavalletto, di … grandi pitture murali di ca. 3 metri di altezza, che decoravano le pareti di una saletta della Casa d’Arte Bragaglia di via degli Avignonesi a Roma. Erano dipinte a olio su tela, ma furono distrutte dall’eccessiva umidità che distrusse stessa tela [sic!]. Non si tratta di ‘bozzetti’ studiati in piccolo per le pitture, ma di piccole repliche eseguite più tardi da fotografie originali fatte da Arturo Bragaglia a lavori ultimati e che ancora si conservano.
Non esistono invece veri e propri bozzetti perché le pitture furono disegnate e dipinte direttamente sul luogo, a grandezza naturale, dall’autore”.
Non bisogna dimenticare che, nello stesso anno in cui realizza il ciclo decorativo, Pannaggi, sempre nella galleria dei fratelli Bragaglia, mette in scena il Ballo meccanico futurista, da qui forse l’impostazione meccanica in senso narrativo prevalentemente ludico che traspare in Jazz Band.
Nella tela l’artista, memore con molta probabilità dei pupazzi di Depero, dipinge i protagonisti utilizzando delle sagome tubolari, tentando anche di visualizzare il concerto jazz attraverso espressioni onomatopeiche di ascendenza marinettiana. Si può dunque affermare che Jazz Band rappresenta una sorta di parafrasi giocosa, musicale e colorata della poetica dell’Arte Meccanica Futurista.