Funzione architettonica E

1958/60
olio su tela
61×50

Intorno alla metà degli anni Venti, come già attestato dal dipinto Astrazione prospettica, le ricerche di Ivo Pannaggi vengono fortemente influenzate dagli esiti investigativi di autorevoli esponenti dell’arte russo-tedesca.
L’inclinazione verso i modelli di stampo costruttivista, suprematista e al tempo stesso neoplastico, risulta evidente dalla sua partecipazione alla XV Biennale veneziana del 1926. In quella occasione l’artista marchigiano, nell’ambito della mostra dedicata al futurismo italiano, presenta un ciclo di opere intitolate Funzione architettonica, oltre al dipinto Il costruttore (1926), che entrerà a far parte degli arredi per la sala delle radioaudizioni nella casa dell’industriale Erso Zampini di Esanatoglia (MC).
In esse Pannaggi gioca, come in quelle riproposte a partire dalla fine degli anni Cinquanta, con dei solidi geometrici, spesso combinati a lettere alfabetiche e/o numeri, che si incastrano gli uni con gli altri in uno spazio sospeso, confermando la sua vocazione per il disegno tecnico, geometrico e progettuale.
Riconoscimento autorevole gli viene dall’amico Paladini che vede in Pannaggi l’unico artista “che ha capito come attualmente in un più rigido costruttivismo possa la pittura d’avanguardia trovare nuovo respiro, in una visione maggiormente elementare ed architettonica del mondo. […] nelle sue ‘Funzioni architettoniche’, le forme sono serrate in una rigida e severa comprensione dello spazio e dei valori cromatici, senza per questo cadere nella vuota e troppo schematica astrazione dei costruttivi russi ed olandesi”.