Bozzetto di costume di “Condannato alla macchina 4k”

anni ’30

pirografia
16×23

Nel 1926 Pannaggi esegue una serie di bozzetti ad acquerello per le scene e i costumi del dramma di Ruggero Vasari L’Angoscia delle Macchine (di fatto mai realizzati). L’opera parte da tematiche care al Futurismo, quali la superiorità della macchina e la creazione dell’uomo meccanico, fatto di parti intercambiabili e concepito al di fuori della carnalità. Siamo in una città del futuro governata da tre despoti che controllano il pensiero delle persone attraverso un cervello centrale. Nel momento in cui l’uomo, resosi conto della sua schiavitù, si ribella e distrugge il cervello, provoca la fine dell’umanità. In questa fase c’è, dunque, un sentimento ambivalente nei confronti della macchina, per la quale si nutre la più sconfinata ammirazione ma se ne avverte anche il potenziale distruttivo.
I Condannati alle macchine erano pensati all’interno di una scenografia, L’officina dell’ingegnere, costruita come un fotomontaggio. I costumi fanno apparire il condannato più simile ad un robot, fatto di pezzi squadrati e assemblati, che ad un essere umano.