La Piovra (I molluschi, Pierina è arrivata in una grande città)

1929
olio su tavola
60×71

Alla mano di uno dei fondatori della “Scuola di Via Cavour”, Scipione (Luigi Bonichi), spetta l’esecuzione di una delle più raffinate nature morte dell’arte italiana del XX secolo.
La piovra rappresenta, nell’ambito dei circa ottanta dipinti lasciati a testimonianza del fulmineo passaggio dell’artista maceratese, morto a soli 29 anni a causa di una malattia polmonare, uno dei capolavori per eccellenza, nella quale sono protagonisti assoluti tanto l’elemento visionario e fantastico, quanto quello del mistero e dell’occulto.
Eseguita quattro anni prima dalla morte, nel 1929, anno che rappresenta una svolta importante nella produzione dell’artista e che dà l’avvio alla realizzazione di altri grandi capolavori come Asso di Spade, Il sogno di Ferdinando o Natura morta con piuma, l’opera entra nella raccolta di Palazzo Ricci nel 1982 dopo essere transitata in pregevoli collezioni private come la Cardazzo di Venezia e la Pecci Blunt di Roma.
Saranno le parole di Antonello Trombadori, nelle pagine della rivista “Primato” del 1941, a definire sapientemente la tavola: “È una natura morta nella quale, come un avido manto, il riverbero rosso dello sfondo e del primo piano brucia e gonfia di sé le cose che vi si dispongono sino a fonderle, pur non tradendo la loro netta fisionomia oggettiva, in un unico fantasma. Una piovra viscida come una lucida otre di fiele, due anguille annodate come un’ironica sigla, una fotografia di donna quasi a bella posta ricavata da uno schedario cortigianesco, una piuma che vuole essere di struzzo ma accorciata, rinata dalla fantasia come una fiamma.”
Il dipinto, del quale esiste anche un disegno preparatorio, rappresenta una sorta di allegoria di una delusione amorosa forse a seguito di un rapporto morboso e contrastato del quale sarebbe responsabile la donna ritratta nella foto. Il ripiano tondeggiante dal rosso infuocato, che sembra debordare dalla superficie pittorica dissolvendo forme e volumi, accoglie tutti i simboli che alludono alla figura femminile protagonista: leggera e superficiale come una piuma, viscida come un mollusco, tentacolare come una piovra, imprigiona l’uomo ma al tempo stesso è capace di sfuggirgli come un’anguilla.
Scipione si serve di una materia pittorica sontuosa e morbida, incentrata sui toni dei rossi squillanti, nero vite e giallo, stesa attraverso pennellate dense e vibranti talvolta graffiata con il manico del pennello.
Le nature morte dell’artista, perlopiù riprese dall’alto e offerte su tovaglie rosso cuoio, sembrano essere rappresentazioni pagane, reminiscenze di riti magici ed esoterici, nelle quali i molluschi, le piume, le teste di agnello mozzate, le carte da gioco o i fichi aperti rimandano agli incubi di un condannato.