Aviatore con aeroplano

1925
tempera e collage su carta
33×24,5

Nell’ambito della ricognizione legata alle tematiche futuriste, presenti nella raccolta di Palazzo Ricci, il piccolo Aviatore con aeroplano ci offre l’occasione di poter presentare un altro autorevole protagonista della storia dell’arte italiana della prima metà del Novecento: Mario Sironi.
Tra il 1906 e il 1910 soggiorna prima a Parigi, dove condivide l’abitazione con l’amico Boccioni, poi in Germania al seguito dello scultore Tannenbaum. In questi anni si manifestano con maggiore intensità i disturbi depressivi e psichici che, già iniziati dopo l’abbandono dell’università, lo accompagneranno costantemente nel corso della sua esistenza.
Al 1913 risale la sua partecipazione al movimento futurista e le prime prove pittoriche, come nel caso di Testa futurista (1913), denotano una piena condivisone delle scelte linguistiche boccioniane.
Negli anni che seguono Sironi gravita frequentemente su Milano, dove si trasferisce definitivamente nel 1919, e qui ha occasione di frequentare tutta l’“intellighenzia” artistico-letteraria che, all’epoca, orbitava intorno al salotto di Margherita Sarfatti.
L’inizio degli anni Venti coincide con una precisa adesione al nascente Fascismo, tuttavia, non si può parlare, nel caso di Sironi, di un vero e proprio artista “di regime”, bensì di colui che ha “offerto una formula stilistica allo Stato fascista”, scrive Rossana Bossaglia, dato che il suo linguaggio di elevata qualità estetica ha conferito identità d’immagine agli assunti nazionalistici e sociali del periodo.
Sono anche gli anni nei quali Sironi compare nel gruppo dei “Sette pittori del Novecento”, primigenia formazione, promossa e sostenuta a gran voce dalla Sarfatti, cui seguirà un consistente ampliamento della compagine.
Alla grande pittura che Sironi va via via elaborando, all’apertura del secondo decennio del XX secolo, si affianca anche una lunga e copiosa attività in qualità di illustratore per le più importanti testate dell’epoca; proprio a questo tipo di produzione attiene questa opera.
In essa, infatti, i retaggi della poetica futurista sono pressoché assenti, anticipando in un certo senso quelle forme e quei volumi tipici della sua fase novecentista.
Sironi realizza l’opera negli anni in cui inizia a collaborare alla «Rivista illustrata del Popolo d’Italia», mensile del «Popolo d’Italia». La figura maschile che imbraccia l’aeroplano invero presenta delle similitudini con una copertina dello stesso anno, con la quale ha in comune anche il taglio compositivo e la tecnica del collage e tempera; forse, come ipotizza lo studioso Francesco Meloni, si potrebbe trattare di un primo studio dell’illustrazione suddetta.
Sironi nel periodo in cui collabora alla rivista, dal 1923 al 1942 circa, elabora uno stile personale, di forte efficacia comunicativa, sia nella scelta cromatica sia nei tagli compositivi piuttosto audaci.
L’illustrazione dunque gli offre l’opportunità di confrontarsi con i mezzi di comunicazione di massa e con il ruolo che l’artista vi gioca.
La cornice è stata realizzata su disegno di Balla.