Linee-Forza di mare

1919
olio su tela
70×100

Sin dai suoi esordi Balla nutre un interesse smisurato per la natura ed in particolare per il paesaggio, partendo dal vero per arrivare all’astrazione.
La produzione del primo decennio del secolo scorso, infatti, è caratterizzata dallo studio degli affascinanti angoli di Villa Borghese o del Pincio a Roma, per poi approdare, negli ultimi anni del secondo decennio, dopo la formulazione del Manifesto per la Ricostruzione Futurista dell’Universo (1915), ad un’interpretazione del paesaggio in chiave astratta, e talvolta tridimensionale, come nel caso della coloratissima serie in legno dei fiori futuristi.
All’indomani del ciclo Linee-forza di paesaggio (1917-1918), nel biennio 1919-1920, Balla esegue una serie di tele, quella presentata in mostra fa parte di un nucleo di dodici dello stesso formato, conosciute come linee-forza di mare, ispirate al tema del mare e delle vele.
Sono ancora le linee-forza le protagoniste indiscusse della tela: “Noi dobbiamo appunto disegnare queste linee-forza per ricondurre l’opera d’arte alla vera pittura. Noi interpretiamo la natura dando sulla tela queste linee come i principi ed i prolungamenti dei ritmi che gli oggetti imprimono alla nostra sensibilità”.
Le ricerche che hanno consentito l’avvio di tale ciclo, vanno ricondotte al soggiorno sul litorale viareggino del 1919, insieme alle figlie e alla moglie, nel quale Balla descrive, attraverso disegni e oli, le sensazioni suscitate dalla vista del paesaggio marino. “Passava delle ore fermo sul molo prendendo appunti sui suoi taccuini, su quei piccoli foglietti di carta vi segnava la cresta di un’onda, il disegno del ricamo della spuma bianca del mare, la linea esatta di una vela, la forma di una nube all’orizzonte, e quei piccolissimi segni erano la chiave con la quale lui solo sapeva aprire la visione di nuove opere ispirate al mare”, così ricorda la secondogenita Elica.
Balla dunque gioca attraverso l’intersezione di linee curve e rette, che racchiudono ampie campiture di colore ben definite, preannunciando gli stilemi dell’art déco.
Il senso dinamico e insieme decorativo dell’opera, inoltre, è ulteriormente accentuato dall’estensione del movimento e del colore anche alla cornice, che diviene parte integrante del dipinto e consente all’artista di non limitare l’intervento alla sola tela.
Analogo tema, caratterizzato dall’uso di una diversa tavolozza, è stato proposto da Balla in opere coeve quali Velmare (1919) e Linee-forza di mare (libecciata) (1919), rispettivamente nella raccolta del Credito Emiliano e in collezione privata.