Giacomo Balla

Torino 1871 – Roma 1958

Protagonista del Futurismo storico, punto di riferimento imprescindibile per la generazione degli anni Venti, Giacomo Balla è una personalità eccentrica e poliedrica.
Inizia a Torino con una pittura divisionista ispirata a Pellizza da Volpedo, conosciuto frequentando l’Accademia Albertina. Parallelamente il padre, un chimico con la passione per la fotografia, lo inizia alle tecniche fotografiche, importantissime per le ricerche successive.
Nel 1895 si trasferisce a Roma, dove, oltre all’attività pittorica, lavora come illustratore.
Nel 1900 trascorre sette mesi a Parigi, dove visita l’Esposizione Universale e vede gli impressionisti, i post-impressionisti e i secessionisti viennesi.
Nel 1903, alla Scuola Libera di Nudo di Roma conosce Boccioni, Sironi e Severini, in questi anni realizza opere ispirate al socialismo umanitario e ritratti.
Sempre in quest’anno espone per la prima volta alla Biennale di Venezia alcuni paesaggi notturni. Affascinato dal Manifesto Futurista di Marinetti del 1909, decide con Boccioni, Carrà e Russolo di aderire al movimento e sigla il Manifesto tecnico della Pittura Futurista del 1910.
Da questo momento espone a tutte le mostre del gruppo.
La ricerca futurista di Balla si declina in maniera originale incentrandosi in particolar modo sulla resa cinetica, che lo conduce spesso alle soglie dell’astrazione. In questa ricerca ritorna l’interesse per la fotografia, come mezzo di scomposizione del movimento e della luce ed è vicino alla Cromofotografia di Marey e al Fotodinamismo di Anton Giulio Bragaglia.
Al 1912 risalgono le sue famose Compenetrazioni iridescenti.
Nel 1913 Prampolini inizia a frequentare il suo studio e partecipa a molte serate futuriste al Teatro Costanzi di Roma.
Nel 1914 firma il manifesto Il Vestito Antineutrale, poi realizzato e indossato dal poeta Cangiullo durante le manifestazioni interventiste, in cui Balla e altri futuristi vengono spesso arrestati. Le manifestazioni diventano il soggetto di un ciclo di opere pittoriche nel 1915.
Nel 1915 scrive con Depero il Manifesto per la Ricostruzione Futurista dell’Universo in cui si esprime l’esigenza di applicare il Futurismo a tutti i campi della vita umana, con particolare riferimento alle arti applicate e all’arredamento.
Nel 1917 si occupa di scenografia e costumi per il teatro di Stravinskij e per il cinema.
Negli anni post bellici il Futurismo aveva ormai esaurito la sua carica dirompente, Balla si occupa di arti applicate, con una certa ispirazione Liberty, e di decorazione, realizzando la sala da ballo Bal Tic-Tac e alcune stanze della nuova sede della Casa D’Arte Bragaglia.
Nel 1918 scrive il Manifesto del colore, elemento che connota fortemente tutta la sua produzione.
All’Esposizione parigina di Arti Decorative del 1925 conosce il Costruttivismo russo e il razionalismo di Le Corbusier.
Pur aderendo al Manifesto dell’Aeropittura nei tardi anni Venti e nei Trenta Balla ritorna ad una produzione figurativa e si avvia verso un progressivo ripudio del Futurismo stesso.
Negli anni Cinquanta si assiste ad un rinnovato interesse per la sua opera futurista, specie da parte di quegli artisti che si erano orientati verso una ricerca astratta, come Cagli e Capogrossi.
Muore nel 1958.