Primo Conti

Firenze 1900 – Fiesole 1988

Per il fiorentino Primo Conti si può parlare di un vero e proprio enfant prodige, studioso di musica e di disegno, appena tredicenne, in occasione della mostra organizzata dalla rivista «Lacerba», entra in contatto con i futuristi e con Rosai.
La pittura della metà degli anni Dieci mescola accenti simbolisti e spunti liberty, con un interesse sempre crescente per il Futurismo e il Cubismo e soprattutto per il colore come elemento fondante della sua opera, di ascendenza fauves ed espressionista.
Nel 1917, a Firenze, assiste allo spettacolo dei Balletti Russi e conosce Picasso.
Dopo l’esperienza bellica, nel 1920 conosce Giorgio De Chirico, e sempre in questi anni si dedica con fervore allo studio del Quattrocento e del Seicento. Nel clima del ritorno all’ordine Conti piega gli strumenti espressivi del Futurismo al nuovo corso artistico, trasformando la linea, da vettore del movimento, a statico contorno che elimina ogni sensazione e solidifica le forme.
Dal 1923 s’interessa alla pittura religiosa, credendo di riuscire a dar vita ad una “grande arte cristiana”.
Dal 1924 iniziano i contatti con il teatro e soprattutto i riconoscimenti a livello nazionale, con la partecipazione alla XV Biennale di Venezia, cui segue una grande fama in Europa e negli Usa.
Nei primi anni Trenta, la sua pittura si fa più lirica e intimista, i soggetti principali sono quelli familiari.
Nel 1935 lavora con Casorati, De Chirico e Sironi per il Maggio Musicale Fiorentino.
Negli anni Quaranta la sua produzione mostra un saldo impianto monumentale ma addolcisce la pennellata, connotando l’opera di una certa sensualità, scevra della solennità delle figure murali richieste, in quel periodo, dal regime.
Dopo una crisi mistica, durata circa un ventennio, alla metà degli anni Sessanta si apre una nuova stagione pittorica, che interpreta liberamente il Picasso post-cubista, con opere simboliche e sensuali, al limite dell’astrazione, caratterizzate da un espressivo segno-colore.
Nel 1979 Primo Conti da vita, a Fiesole, ad una fondazione che prende il suo nome, come centro di studio e documentazione delle avanguardie storiche e dell’arte contemporanea.
Muore nel 1988.