Franco Gentilini
Faenza 1909 – Roma 1981
Si forma come ceramista a Faenza tra il 1921 e 1925, contemporaneamente si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove in seguito conosce Giorgio Morandi.
Negli anni Venti collabora con un pittore faentino che lo introduce agli impressionisti, a Cézanne e al Cubismo.
Nel 1927 compie il primo viaggio a Parigi, vede su una rivista un’opera di Scipione e decide di trasferirsi a Roma. Qui frequenta il Caffè Aragno, dove stringe amicizia con artisti e intellettuali che animano la scena artistica della città, i pittori tonali della Scuola Romana (Cagli, Capogrossi, Cavalli), Donghi, Soffici, De Libero e Ungaretti. A Roma studia la grande pittura antica e dipinge secondo i modi del tonalismo. Dopo la prima personale, del 1933 a Roma, inizia ad esporre nelle principali rassegne italiane e internazionali.
Nel 1939 si reca a Firenze ed entra in contatto con Rosai e Carena.
Dagli anni Quaranta affianca alla pittura un’intensa attività grafica, collaborando con molte riviste, ed illustrando raccolte di poesie ed opere di Kafka, Boccaccio e Calvino.
Nel 1947 compie un fondamentale viaggio a Parigi, che lo conduce ad un profondo rinnovamento formale, Gentilini mette in atto una ricerca elementare e giocosa che risente del Surrealismo e di Chagall e rifiuta il realismo di denuncia sociale che imperava in quegli anni: la sua pittura è disimpegnata, egli non è disinteressato ma dipinge con uno sguardo fresco che non si abbandona ai mali della società ma vi reagisce positivamente.
Nel 1948 si confronta con la Metafisica, privata però del suo aspetto malinconico, inizia la serie delle piazze di Roma, costruite in modo non prospettico, in cui, al contrario delle piazze dechirichiane, alberga la presenza umana.
Dagli anni Cinquanta le opere si caricano di valenze materiche, in cui si ravvisa l’influsso delle poetiche informali di Dubuffet, ma anche della tecnica di Campigli.
Dagli anni Sessanta introduce sulla tela la tecnica del collage, accentuando la matericità del dipinto, in cui confluisce il mondo quotidiano attraverso i ritagli e le etichette. In queste opere complesse in cui la realtà entra solo attraverso un’intricata simbologia, Gentilini manifesta la consueta ironia giocosa e onirica.
Negli anni Sessanta è in Giappone, Spagna, Brasile, Stati Uniti, dove la sua opera riscuote grandi consensi. Si occupa di scenografie e costumi teatrali e insegna all’Accademia delle Belle Arti di Roma.
Muore nel 1981.