Muro bianco a Parigi

anni ’70
olio su tela
70×50

Risale all’inizio degli anni Quaranta la svolta più spiccatamente figurativa della cifra pittorica di Monachesi, in occasione della personale alla galleria romana La Barcaccia nel 1941.
Ecco allora fare la loro apparizione una serie di soggetti, più volte riprodotti nei decenni successivi con differenti nuances, che caratterizzeranno la produzione matura di Monachesi. Tra i cicli più popolari si possono annoverare le “nature morte”, i “fiori”, i “paesaggi”, le “clownesses” e le “vedute urbane”.
Proprio a quest’ultima categoria appartiene il dipinto Muro bianco a Parigi, opera che documenta la celebre serie di vedute parigine realizzate a partire dai primi soggiorni nel secondo dopoguerra nella capitale francese.
Attraverso i “muri ciechi”, come rivela lo stesso Monachesi nel 1969, “volevo sviluppare un tipo di pittura sul piano e cancellare tutta la inutilità del chiaro scuro, cosa che poi si è immensificata”.
Nella presentazione all’esposizione della galleria La Barcaccia del 1959, Valerio Mariani, riferendosi ai “muri ciechi” monachesiani, osserva come l’artista riesce ad “incastonare i grandi piani cromatici come in una pittura parietale o ridurre all’essenziale il colore, appena rialzato da qualche zona di rosso acceso, […] non c’è, di proposito, effetto prospettico: il piano della tela si distende in tutta la sua ampiezza proprio perché possa essere ricoperto di colori in una fervida composizione dove l’elemento cromatico assume una sua particolare concitazione, appunto perché messo a contrasto direttamente col fondo bianco.”
Monachesi in questa opera lavora attraverso la giustapposizione di ampie campiture di colore; la sua tavolozza si riduce a sole tre cromie: il bianco, che invade gran parte della superficie pittorica, il nero e il rosso.
Nel reiterare i suoi soggetti Monachesi li affronta sempre con rinnovata intensità e vitalità, in quanto risultato “d’une pensée assez riche et complexe” come evidenzia lo studioso Pierre Descargues.