Pericle Fazzini

Grottammare 1913 – Roma 1987

Figlio di un intagliatore del legno, Fazzini si forma dapprima nella bottega paterna, appassionandosi alla scultura e mostrando un precoce talento.
Nel 1929 si reca a Roma per studiare alla Libera Scuola di Nudo dell’Accademia e la grande arte dei musei, soprattutto quella barocca. Qui conosce i futuri esponenti della Scuola Romana, Cagli, Capogrossi, Cavalli, il poeta Ungaretti, Giacometti, e Arturo Martini.
Nel 1930 partecipa alla Triennale di Monza e l’anno seguente vince un concorso per il Monumento al Cardinale Dusmet a Catania (che però non sarà mai realizzato).
Nel 1932 vince un concorso che gli permette di usufruire di uno studio in Campidoglio, inizia un periodo di fervente attività, che trova i suoi frutti nella mostra del 1933 alla Galleria Sabatello. La critica riconosce nelle opere lignee di Fazzini un rapporto con l’opera di Scipione e Mafai, sono figure silenziose costruite con un linguaggio semplice ed istintivo, di grande plasticità.
Nel 1934 è invitato ad esporre a Parigi e una delle sue opere è acquistata da un museo francese.
Nel 1935 espone alla Quadriennale di Roma riscuotendo ampi consensi e vincendo un premio.
Sempre nello stesso anno vive un momento di isolamento e di difficoltà economiche, terminato nel 1938 con la partecipazione alla Biennale di Venezia, le opere esposte sono il frutto di una ricerca perseguita lungo tutti gli anni Trenta sulla falsariga della scultura greca, dall’arcaismo, al classicismo, fino alla libertà compositiva dell’ellenismo, un confronto vissuto in maniera costruttiva e originale che segna anche il passaggio dal legno al bronzo.
Nel 1939 partecipa alla seconda mostra di Corrente che proponeva un’arte in polemica con il Fascismo
Arruolato nel 1940, viene inviato a Zara dove realizza soprattutto illustrazioni per le riviste e inizia la produzione di bronzetti con la tecnica antica della fusione a cera persa.
Gli anni post bellici sono segnati da un nuovo approccio spirituale, mistico, con opere incentrate sull’uomo e sulle sue sofferenze.
Nel 1947 espone all’Art Club di Roma e aderisce alla breve esperienza del Fronte Nuovo delle Arti, promossa da Guttuso. In questo periodo espone molte opere con soggetti domestici, trattati in modo anti-naturalistico, rapido e sintetico per acuirne la valenza espressiva.
Negli anni Cinquanta realizza opere monumentali che dialogano con l’architettura, soprattutto di soggetto religioso.
Ottiene molti riconoscimenti sia in Italia che all’estero, in particolare negli Stati Uniti e in anni successivi anche in Giappone.
Nel 1954 vince il “Premio per la Scultura” alla Biennale di Venezia, nel 1955 gli viene assegnata la cattedra di Scultura prima all’Accademia di Firenze, poi dal 1958 a quella di Roma.
Nel 1959 esegue il portale bronzeo per la chiesa di San Giovanni Battista sull’Autostrada del Sole, nel 1965 la Fontana per il Palazzo dell’ENI a Roma, lavora inoltre alla decorazione della sede romana della Federconsorzi, con interventi di enormi dimensioni.
Negli anni Sessanta sperimenta opere vicine all’astrazione.
Tra il 1972 e il 1975 lavora all’opera che può essere considerata il punto d’approdo della sua ricerca la Resurrezione per la Sala delle Udienze in Vaticano.
Negli ultimi anni provato dalla malattia si dedica soprattutto a bozzetti e opere grafiche.
Muore nel 1987.