Bruno Cassinari

Gropparello 1912 – Milano 1992

Frequenta i corsi di incisione e di oreficeria alla Scuola d’Arte di Piacenza ma inizia ben presto ad interessarsi anche di scultura e di pittura.
Nel 1929 si trasferisce a Milano, dove si dedica intensamente alla sua formazione: durante il giorno lavora in un laboratorio orafo, la sera frequenta i corsi di disegno a Brera, dopo cena le lezioni di scultura al Castello Sforzesco.
Nel 1938 si diploma all’Accademia di Brera e inizia ad esporre e ad ottenere i primi riconoscimenti come giovane artista. In questo periodo si avvicina al gruppo antifascista Corrente composto tra Treccani, Morlotti, Birolli, Guttuso, nella cui galleria tiene la sua prima personale nel 1940. La pittura di questi anni è lirica ed espressionista, in polemica con il gruppo Novecento.
Durante gli anni bellici vive tra Milano e Venezia, il suo linguaggio si fa più rigoroso.
Nel 1945 pubblica con Guttuso, Vittorini e Morlotti la rivista «Il ‘45» incentrata sui rapporti tra la politica e l’arte. Nel 1946 aderisce alla Nuova Secessione, gruppo che darà vita, l’anno successivo, al Fronte Nuovo delle Arti, un’associazione di artisti, promossa da Guttuso, animata da finalità ideologiche più che da una reale consonanza artistica.
Nel 1947 è a Parigi con l’amico Birolli e conosce Picasso, il linguaggio cubista diventa da questo momento il suo mezzo di strutturazione del quadro. Decide di rimanere in Francia, ad Antibes, dove conosce Chagall, fino al 1952. In questo stesso anno è premiato alla Biennale di Venezia ed espone a New York.
Nei primi anni Cinquanta si cimenta con la pittura murale e la scenografia, le opere pittoriche dialogano con Picasso e risentono dell’influsso di Chagall e di Klee, che conducono Cassinari a scelte antinaturalistiche, pur rimanendo entro l’orizzonte della figurazione.
Le sue opere ottengono riconoscimenti internazionali.
Negli anni Cinquanta e Sessanta porta avanti una pittura geometrizzante e potentemente semplificata, lontana dal realismo e volta alla ricerca di un ideale femminile al di fuori del tempo e dalla corruzione del mondo, nasce la serie delle “Pupazze” a metà tra il totem e la bambola infantile.
Nel 1962 realizza la decorazione del palazzo della Shell a Londra, nel 1963 una pala d’altare per la chiesa di Metanopoli a Milano. In questo periodo si occupa anche di grafica, illustrando, tra le altre opere, l’Aminta del Tasso e i carmi di Catullo.
Alla morte della madre nel 1966 segue un momento di profonda crisi, torna a Gropparello alla ricerca di sé stesso e delle sue origini, il paese natale diventa il soggetto principale della sua pittura, con caldi impasti cromatici in cui prendono vita ricordi e visioni.
Nei tardi anni Settanta realizza vetrate per alcune chiese.
Si susseguono le antologiche sulla sua opera.
Muore nel 1992.