Ardengo Soffici

Rignano sull’Arno 1879 – Forte dei Marmi 1964

Dopo una formazione da autodidatta, accompagnata dalla frequenza della Libera Scuola del Nudo di Firenze, Soffici avverte ben presto i limiti del provinciale panorama artistico italiano.
Nel 1900 si reca per sette anni a Parigi, dove frequenta il mondo artistico e letterario e conosce Picasso, Apollinaire, il Doganiere Rousseau, Medardo Rosso, ma soprattutto l’opera di Cézanne, che entra nella sua pratica artistica ancora di matrice divisionista e macchiaiola.
Nel 1908 fonda con Papini la rivista «La Voce», dalle cui pagine svolge un’intensa attività di aggiornamento della cultura italiana con saggi sugli artisti conosciuti in Francia.
Il nascente Futurismo viene violentemente avversato sulle pagine della rivista, per pronta risposta Marinetti e compagni organizzano una spedizione punitiva a Firenze e aggrediscono fisicamente Soffici, la sera stessa il fiorentino si vendica aggredendo, con un gruppo di amici, i milanesi. In seguito Soffici aderisce al Futurismo e dal 1913 collabora alla rivista futurista «Lacerba» battendosi, con interventi teorici e con le sue stesse opere, soprattutto nature morte realizzate con il collage e la tempera, per la valorizzazione della componente cubista del Futurismo.
Interventista, si arruola durante la prima guerra mondiale, ma ne torna profondamente cambiato.
Abbandona l’avanguardia nell’ottica di un deciso ritorno all’ordine in chiave toscana e rinascimentale, con nature morte e paesaggi dipinti dal vero.
Negli anni Venti aderisce al gruppo Novecento, partecipa alle biennali veneziane e alle maggiori manifestazioni artistiche italiane, intensifica la sua attività di critico e si lega ufficialmente al Fascismo.
Nel 1944 viene arrestato come collaborazionista e imprigionato.
Negli anni Cinquanta medita sulla sua produzione precedente e cura la riedizione di tutte le sue opere critiche.
Muore nel 1964.