Alberto Savinio (De Chirico)
Atene 1891 – Roma 1952
Fratello minore di Giorgio De Chirico, nasce in Grecia, da una famiglia di origini siciliane, intraprende giovanissimo gli studi di pianoforte, composizione e disegno ad Atene.
Morto il padre, la famiglia si trasferisce, nel 1906, in Italia e poi a Monaco, dove i due fratelli frequentano gli ambienti artistici d’avanguardia.
Nel 1910 è a Parigi, conosce Apollinaire, Picasso e Breton, in questo periodo si occupa di composizione musicale d’avanguardia e fonda il gruppo dei Sinceristi. Parallelamente si interessa di scrittura, esordendo nel 1914 con il poema drammatico Les Chants de la Mi-Mort, vicino alle ricerche di Apollinaire.
Nel 1915 si arruola volontario nella Grande Guerra, ma viene riformato e destinato a Ferrara. Nella città estense da vita con il fratello, Carrà e De Pisis alla Metafisica, di cui si fa teorico sulle principali riviste italiane: spiega la pittura del fratello, di Carrà e di Morandi, e definisce il suo ruolo come colui che individua “[…] il posto di ogni pittore, conformemente alle posizioni di ciascheduno di essi, a cospetto della ragione superiore dell’Arte”.
Dal 1919 è a Roma per collaborare alla rivista «Valori Plastici» di Mario Broglio, vero e proprio baluardo delle tendenze del ritorno all’ordine in Italia. A Roma inizia a dipingere nel 1925.
Nel 1927 si trasferisce a Parigi ed espone per la prima volta i suoi quadri, si tratta di opere dal linguaggio apparentemente surrealista, che, in realtà, da vita ai due principi fondamentali della Metafisica, lo straniamento e l’ironia.
Negli anni Trenta espone con il gruppo de Les Artistes Italiens de Paris di Campigli, Tozzi, Tamburi e Severini, nell’ottica di promozione della mediterraneità nel mondo.
Nel 1930 è di nuovo in Italia, espone a Milano e alla Biennale di Venezia e in seguito a Roma. Nelle opere di questi anni troviamo soprattutto paesaggi e figure metamorfiche, epiche e mitologiche, il suo orizzonte classico viene interpretato in chiave ironica e irriverente.
Partecipa alla stagione murale decorando nel 1935 il Palazzo dell’INA di Torino.
Il “grande dilettante”, come egli stesso ama definirsi, porta avanti ricerche pittoriche, letterarie e musicali ed inizia ad occuparsi di teatro.
Nel 1937 espone in una antologica di pittura italiana nella sede newyorkese della Galleria romana La Cometa, con Afro, Capogrossi, Cagli, De Pisis e Carrà.
Dalla fine degli anni Trenta è presente a tutte le Quadriennali romane.
Nel 1943 una personale alla Galleria Lo Zodiaco di Roma, apre una stagione dedicata quasi interamente alla grafica.
Nel 1952 cura l’allestimento scenico e i costumi dell’Armida di Rossini per il Maggio Musicale Fiorentino.
Muore nel 1952.