Torso di giovinetto
1928
bronzo
77x20x28
Martini sceglie di privilegiare una parte del corpo astraendola dal resto e quindi dalla narrazione che inevitabilmente scaturisce da un’opera completa, questo è il suo modo originale di porsi nei riguardi della classicità che, in quegli anni di ritorno all’ordine, guidava le scelte degli artisti. A tal proposito Martini dice: “Per me il classico è questo: un giorno mi sono messo a fare una schiena […] fu una rivelazione quando ho visto che col minimo rapporto umano tutti quei muscoli non funzionavano più come tali, ma come descrizione panoramica di un mondo, cioè tra soste, montagne, avvallamenti: non era più una schiena ma un evento naturale”.
Il suo rapporto con la tradizione non è dettato da ragioni ideologiche ma dalla necessità artistica di appropriarsi di tutto per poi trasformarlo, con un’estrema libertà di deformazione, in funzione dell’espressione poetica. Il bronzo proviene da una fusione postuma di un originale in terracotta, modellato solo sul retro, cui è stata aggiunta la parte anteriore. In collezione è presente anche il gesso preparatorio.