Portatore di fiaccola

1960
bronzo
59x29x18

Mirko Basaldella, secondo di tre figli, è dedito principalmente alla scultura, ma anche alla pittura e alla grafica.
Dopo i primi studi a Venezia e a Firenze, s’iscrive, insieme ai fratelli Dino e Afro, alla Scuola di Arti Applicate di Monza, dove incontra Arturo Martini; dal 1932 frequenta lo studio di quest’ultimo.
Nel 1934 si trasferisce a Roma, entrando in contatto con gli esponenti della Scuola Romana, in particolare con Cagli e rimarrà fortemente suggestionato dalla sua poetica del “primordio”.
La scultura di Mirko degli anni Trenta, dunque, appare connotata da una precisa identità; Roberto Melli la paragona “all’idea del fango messo miracolosamente insieme per un impulso creante”.
Le sue figure, secondo Crispolti, “si costituiscono […] nella loro densità espressiva nel sommovimento di una materia plastica scabra, tutta aggetti ed incavi, quasi avvitate nello spazio attraverso le linee serpentine dei loro profili”.
Nel prosieguo del terzo decennio, tuttavia, questa foga espressiva va via via affievolendosi, a favore di una maggiore compostezza, in cui il “primordio” diventa evocazione mitica nel senso di naturalismo classicheggiante.
Gli anni Quaranta consentono a Mirko di mettere a frutto l’esperienza cubista parigina del 1937, in una prerogativa fortemente personale, rivolgendo la sua attenzione alle tematiche di “ritorno al mito” in chiave fantastico-fabulistica. Si unisce al “Fronte Nuovo delle Arti” e prendono avvio le grandi opere monumentali; un esempio è dato dai cancelli bronzei del Mausoleo delle Fosse Ardeatine (1949-51).
Da queste esperienze si arriva alla produzione degli anni Sessanta, passando per il quinto decennio in cui, dopo i viaggi in Siria e in Giordania, il suo fabulismo mitologico acquisisce una connotazione orientalistica.
Ad aprire l’ultima fase della produzione scultorea di Mirko, in cui vengono eseguiti anche i grandi totem a stele, troviamo il Portatore di fiaccola, una sorta di personaggio totemico fantastico, dalla materia piuttosto aspra e corrugata, in cui si esplica una maggiore libertà immaginativa dell’artista.