Pattuglia
1939
olio su tavola
84×104
Tra gli esponenti di rilievo del filone dell’aeropittura presenti a Palazzo Ricci non viene meno il veronese Renato Righetti, in arte di Di Bosso, come lo aveva ribattezzato Marinetti, in virtù della tipologia di legno a lui più congeniale per le sue sculture.
Pittore, scultore e incisore, aderisce alle tematiche futuriste all’avvio degli anni Trenta, dopo essere stato folgorato dalla lettura dello scritto boccioniano Pittura e scultura futuriste. Da questo momento accentua la sperimentazione nel campo della plastica, cui segue la sfida pittorica, alla quale Di Bosso si dedica con esiti eccellenti e forse ancora non completamente conosciuti.
Dopo le prime prove di stampo più tradizionale, pur attenendosi agli stilemi futuristi, con paesaggi ancora concepiti secondo un andamento orizzontale o al massimo a volo d’uccello, attraverso una successione di piani piuttosto stilizzata, passa alla produzione di vere e proprie vedute aeree che lo contraddistinguono prepotentemente da suoi contemporanei.
L’opera che inaugura questa serie di paesaggi è Aerovisioni sintetiche e simultanee del lago di Garda realizzata nel 1933.
Solo in un secondo tempo Di Bosso, al fine di potenziare l’effetto dinamico dei suoi dipinti, introduce la variante delle tavole rotative, fissate ad un perno centrale intorno al quale girare, prendendo spunto dalla tecnica reale di volo dello “spiralare”.
A quest’ultima tipologia, cui si deve l’insolita sagoma, appartiene la tavola della collezione di Palazzo Ricci, nella quale si combinano perfettamente velocità, simultaneità, sintesi, astrazione e trasparenza.
Una squadriglia di aeroplani vola in picchiata sul paesaggio sottostante appena accennato, il fumo grigiastro emesso dai velivoli accentua l’effetto dinamico della scena, quasi a voler trascinare lo spettatore all’interno del quadro.