Nudo di donna e paesaggio

1966
bronzo
50x88x105

Dopo un periodo astratto, alla metà degli anni Sessanta Vangi realizza sculture figurative, con tematiche esistenziali, in cui è centrale la figura umana, con un realismo allucinato e aggressivo.
La donna è colta in un momento di profonda angoscia, è contratta, ripiegata su stessa e grida, tutto il suo malessere si riverbera nel terreno su cui poggia, graffiato e mosso, come se fosse una cassa di risonanza del suo grido disperato.
Pur nella sua chiusura la scultura è estremamente teatrale e trascina lo spettatore all’interno del suo microcosmo, dando vita ad una immedesimazione volta a far emergere le angosce esistenziali e quindi, in ultima analisi, la profonda, fragile umanità dello spettatore stesso.