Il tappeto verticale

1993
olio e smalto su tela
200×200

Dal post-Cubismo degli esordi all’Informale degli anni Cinquanta, fino alla figurazione visionaria degli anni Novanta, Vacchi va accentuando sempre più la sua componente d’immaginazione, volta a scardinare le certezze della società tramite il dubbio e la proiezione del lato oscuro dell’uomo, con influssi che vanno da Bacon a Otto Dix.
Sin dagli anni Ottanta ha portato avanti una serie ambientata negli spazi domestici, all’interno di un salotto borghese prende vita, in un gioco di specchi, l’immaginazione del protagonista, un bambino troppo presto trasformato in adulto, che però non ha perso la paura e il fascino per i mostri, come quello che sta scavalcando lo specchio. La dimensione ludica di cui è stato privato è resa dal mago vestito di rosso e dal tessuto del tappeto che richiama l’abito di Arlecchino, elemento spesso presente in Vacchi come simbolo del gioco, in opposizione alla società cerebralizzata.