Ecce puer

1905-1906
bronzo
42x32x18

Tra gli artisti che aprono il percorso espositivo permanente della raccolta di Palazzo Ricci s’inserisce di buon grado una delle figure più rappresentative del passaggio dell’arte italiana tra Ottocento e Novecento: Medardo Rosso.
Lo stesso Boccioni, all’indomani della mostra parigina presso la galleria Bernheim-Jeune nel 1912, inviando a Rosso copia del suo Manifesto tecnico della scultura futurista, ne evidenzia la portata rivoluzionaria, definendolo nella dedica: “il solo grande scultore moderno che abbia cercato di allargare l’orizzonte della scultura rendendo con mezzi plastici l’influsso dell’ambiente e gli invisibili legami atmosferici che lo legano al soggetto”.
Agli anni del soggiorno londinese (1905 – 1906) si deve la realizzazione del capolavoro Ecce Puer, ovvero il ritratto del giovane Alfred William Mond, commissionatogli dal padre Emil, nipote dell’industriale e collezionista Ludwig Mond.
Numerose le versioni esistenti dell’opera, circa quindici tra gessi, cere e bronzi, e proprio dal gesso, conservato al Museo Medardo Rosso a Barzio, lo scultore torinese ha ricavato questo splendido esemplare in bronzo. Rosso riesce a catturare, e a fissare nella materia, l’istante in cui il piccolo Alfred si affaccia, incuriosito, da dietro una tenda, per sbirciare quanto stava accadendo nel salotto dell’abitazione paterna. Il volto del bambino, morbidamente accennato, sembra voler emergere dalla materia verso la superficie e, al tempo stesso, la materia è colta nell’atto di dominare il viso umano che tenta di essere rappresentato.
In quest’opera, molto simile a quella conservata presso il Museo d’Orsay a Parigi, l’artista indaga il problema del rapporto tra materia e forma, parallelamente a quanto faceva nello stesso periodo, sempre a Londra anche Auguste Rodin, risolvendolo in una visione unitaria.
Secondo Etha Fles, amica e mecenate di Rosso, lo scultore avrebbe definito il ritratto una “vision de pureté”, in cui l’estrema rarefazione del dato visibile porta a una sorta di spiritualizzazione della forma accentuandone la carica simbolica.
L’opera esposta è nota anche con i titoli di Portrait de l’enfant Alfred Mond e Enfant anglais.