Medardo Rosso

Torino 1858 – Milano 1928

Insofferente alle imposizioni, Medardo Rosso decide di non seguire le orme paterne nelle ferrovie e di dedicarsi all’arte.
Nel 1882, dopo tre anni di servizio militare, si iscrive all’Accademia di Brera, dalla quale viene però ben presto espulso per aver istigato altri allievi ad una sommossa.
La sua prima produzione pittorica e scultorea è da collocarsi nell’ambito verista, con opere di soggetto contemporaneo: soprattutto gente comune, figure marginali della società ed elementi della vita moderna, in queste opere risente in particolar modo della Scapigliatura lombarda, su cui innesta una sensibilità del tutto autonoma, vicina a quella impressionista. La ricerca di adesione al dato ottico lo induce ad inserire le figure nell’atmosfera abolendo i contorni.
Nel 1884 si reca a Parigi dove entra in contatto con gli impressionisti, Seurat e soprattutto conosce Rodin, con cui vive, fino alla morte, un rapporto di profonda competizione.
Tornato in Italia realizza opere in cui pittura e scultura non sono più linguaggi separati, si avvia verso la dissoluzione della materia, anche grazie ad un approfondito studio sulla fotografia.
Il provinciale ambiente italiano non è in grado di recepire una tale innovazione, mentre all’estero ottiene un grande successo ed espone nelle più importanti rassegne a Parigi, Londra e Vienna.
Dal 1889 si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con i Nabis e pone sempre più l’accento sulla registrazione emotiva del dato ottico.
Nel 1904 arrivano i primi riconoscimenti italiani, Soffici gli dedica un saggio in cui lo definisce il più grande scultore italiano, ma è con i Futuristi che la sua personalità acquista risonanza in patria, costoro lo riconoscono come maestro e definiscono la sua opera “rivoluzionaria e modernissima”, poiché ha “tentato di rendere con la plastica le influenze dell’ambiente e i legami atmosferici che lo avvincono al soggetto”.
Dal 1906 si interessa soprattutto di produzione grafica e di fotografia.
Allo scoppio della guerra rientra in Italia, espone alla Biennale di Venezia.
Si trasferisce a Milano, dove espone anche alla prima mostra del gruppo Novecento nel 1926.
Muore nel 1928 a Milano a causa di un’infezione sopraggiunta in seguito alla caduta di alcune lastre fotografiche su un piede.
Nel 1930 il figlio Francesco apre il Museo Medardo Rosso a Barzio.