Dall’alto

1930
olio su compensato
51,5×43

Ad un comprimario d’eccezione fra i protagonisti del Futurismo, nell’accezione aeropittorica, si devono questi due dipinti dell’inizio degli anni Trenta.
Personalità poliedrica, il perugino Gerardo Dottori è stato pittore, ambientatore, muralista, grafico, ma anche scrittore, critico d’arte, pubblicista e poeta.
Dagli esordi divisionisti-simbolisti giunge alla svolta futurista intorno al 1911-12, dopo aver sostato brevemente a Roma ed aver conosciuto Giacomo Balla. Sono note, infatti, alcune sue prime prove, di chiara matrice futurista, datate 1912 e 1913.
Opere come Sintesi dinamica delle Dolomiti (1917-1918), Il lago (1920) o il Trittico della velocità (1925-1927), realizzato in coincidenza col trasferimento nella Capitale, palesano l’originalità di Dottori nel coniugare il dinamismo futurista con la natura e l’ambiente, anticipando quelle visioni dall’alto del paesaggio, distorte e dilatate, che verranno definitivamente consacrate dal Manifesto dell’Aeropittura alla fine degli anni Venti.
Al periodo del lungo soggiorno romano, che va dal 1925-26 al 1939, data in cui rientra stabilmente nella città natale, attengono le due tavole, nelle quali compaiono alcuni dei temi legati al paesaggio umbro, tanto cari al nostro “futurista rurale”, come soleva autodefinirsi.
Della tanto amata Umbria, Dottori trasfigura attraverso l’eleganza del linguaggio pittorico le “forme eleganti e vigorose di montagne originalissime pianure e colline fiumi laghi ammirevoli”. E ancora manifesta la sua propensione per “il cerchio la curva dolce le ascese che suggeriscono la spirale. Cosicché è nato spontaneo in me un paesaggio umbro circondante in cui costringo lo spettatore a porsi idealmente con me nel centro dell’aeropittura per dominarla e viverla nella sua rotondità totalitaria”.
La passione per i paesaggi visti dall’alto, come si evince dall’omonimo dipinto, nasce già in età giovanile, quando era solito scorrazzare sulle colline nei dintorni di Perugia e in quelle nelle vicinanze del lago Trasimeno. Nascono pertanto vedute dai tagli compositivi originali che nel suo lirismo contemplativo, combinato con l’elemento dinamico, vengono idealizzate, sintetizzate e spiritualizzate.
In Sole tra gli alberi invece Dottori, più che puntare su una visione aerea del paesaggio, incentra la composizione su una serie di cerchi concentrici e di traiettorie diagonali, che consentono l’irraggiamento della luce tra gli alberi del bosco.
Marinetti alla presentazione della III Quadriennale romana del 1939, inserisce Dottori nell’ambito di quella tendenza dell’Aeropittura “trasfiguratrice lirica spaziale”.