Composizione
1954
tempera su tela
100×120
Al giovanissimo Parmeggiani, scomparso tragicamente all’età di 37 anni, si deve la tela Composizione.
Dopo i primi studi, nel 1946 si sposta a Venezia, dove frequenta i corsi della Scuola Libera del Nudo tenuti da Armando Pizzinato.
Nelle sue prime testimonianze pittoriche sono ravvisabili gli influssi dell’Espressionismo di Van Gogh, ma anche accenni all’eleganza lineare di Modigliani, alla fluidità delle forme di Gino Rossi e al tratto picassiano.
Da subito entra in contatto con i maggiori protagonisti del panorama lagunare dell’epoca: Cadorin, Guidi, De Pisis e Vedova.
Al 1947 risale il suo soggiorno parigino, che gli dà modo di apprezzare la sintassi cubista. Poco dopo Tancredi lascia le esperienze pregresse a favore di una ricerca verso forme astratto-geometriche, che gli consentono di approfondire le varie possibilità della rigorosa organizzazione neoplastica dello spazio del quadro.
Nel 1950 si trova a Roma dove incontra il gruppo dell’”Âge d’Or”, nel quale tra gli altri operano Dorazio e Perilli, segue poi il ritorno a Venezia, che gli permette di conoscere la collezionista americana Peggy Guggenheim, la quale, affascinata dalla pittura di Tancredi, decide di mettergli a disposizione uno studio sul Canal Grande e lo introduce al mondo del collezionismo internazionale.
Nel 1952 lo Spazialismo di Fontana coinvolge anche Tancredi, che compare tra i firmatari del Manifesto del Movimento Spaziale per la Televisione.
A partire dall’inizio degli anni Cinquanta, l’artista, abbandonato ogni schematismo astratto-geometrico, sviluppa una poetica del tutto personale, incentrata su una sorta di infinto virtuale spaziale evocato attraverso punti di colore-luce, vortici di microsegni vibranti e automatici.
Egli stesso attesta questa fase della sua pittura dicendo: “Io sono un uomo, prendo un po’ di Spazio e ne faccio quel che mi capita […] Ho impiegato una forma molto semplice per controllare lo spazio: il puntino. Il punto è l’elemento geometrico meno misurabile che ci sia, ma il più immediato da ideare: qualunque punto realizzato formalmente è geometria, qualunque forma relativa alle dimensioni del mio quadro ha per legge il vuoto da tutte le parti […] Dal punto io parto attraverso grafie e colori istintivi per la conquista di nuove immagini di natura”.
Frutto di questa rinnovata poetica è anche la Composizione, nella quale, tra le sovrapposte pennellate di tempera colorata, si ritrova l’esclusiva tematica del “puntino”.