Tancredi Parmeggiani
Feltre 1927 – Roma 1964
Si forma a Venezia, frequentando saltuariamente i corsi della Libera Scuola di Nudo dell’Accademia, qui stringe amicizia con Emilio Vedova e conosce Filippo De Pisis e Virgilio Guidi.
Nel 1947 si reca a Parigi per confrontarsi con le avanguardie europee, interessandosi in particolar modo al Cubismo, ma anche all’Espressionismo di Van Gogh e all’eleganza lineare di Modigliani.
Nel 1949 tiene la sua prima personale alla Galleria Sandri di Venezia, presentata da Guidi, in cui si rintraccia l’influsso di Kandinskij, e del Neoplasticismo, espresso in opere astratte e geometrizzanti.
Nel 1950 soggiorna a Roma, conosce Turcato, Dorazio e Perilli, esponenti del gruppo astrattista Forma 1 riuniti intorno alla Galleria L’Age d’Or.
Con il gruppo partecipa, nel 1951 alla “Prima Mostra di Arte Astratta Italiana” alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Tornato a Venezia conosce la collezionista americana Peggy Guggenheim, che gli fornisce uno studio, lo introduce nel circuito delle esposizioni internazionali e, nel 1954, gli allestisce una personale nel suo palazzo. Attraverso la collezione Guggenheim Tancredi conosce l’Espressionismo Astratto americano di Pollock e De Kooning, cui è vicino dal punto di vista tecnico ma soprattutto ideologico, nella concezione del binomio inscindibile Arte-Vita.
Nel 1952 vince il “Premio Graziano” per la Pittura.
Nello stesso anno aderisce al Movimento Spaziale, esponendo con il gruppo alle collettive della Galleria Il Cavallino a Venezia e del Naviglio a Milano.
Nel 1954 espone a Berna alla mostra “Tendances Actuelles” con Pollock, Wols e Mathieu.
Nel 1955, dopo la definitiva rottura con la Guggenheim, parte per Parigi, dove incontra Dubuffet, Jorn e Appel, per poi proseguire per la Norvegia, riportando forti suggestioni dalla pittura di Munch.
Tornato a Parigi nel 1959 si lega a Giacometti, Klein e al Gruppo Cobra che opera una rilettura dell’Espressionismo astratto in chiave informale con soggetti favolistici e mostruosi, nella pittura di Tancredi ricompare una larvale figurazione di matrice “Brut”, nella serie dei Personaggi itifallici.
Nel 1960 aderisce al gruppo Anti-Procès, in polemica con l’accademismo dell’astrazione, con cui espone alla Galleria del Canale di Venezia.
Nel 1960 è di nuovo in Norvegia e nel 1962 in Svezia, gli esiti di questi viaggi sfoceranno in un ritorno alla figurazione, allucinata ed ironica riflessione del suo dramma esistenziale, nella serie delle Facezie e dei Diari paesani.
Nel 1962 riceve il “Premio Marzotto”.
Alla fine dell’anno viene ricoverato a Monza per schizofrenia paranoide.
Dipinge la serie dei Matti.
Uscito dall’ospedale soggiorna brevemente a Roma e realizza grandi collages d’inflessione pop della serie Resistenza.
Espone alla Biennale di Venezia del 1964.
Nello stesso anno torna a Roma, dove muore suicida, gettandosi nel Tevere.