7/T

1985
carboncino e grafite su carta
180×120

L’opera fa parte di un ciclo dei primi anni Ottanta che rilegge l’architettura razionalista in modo metafisico e straniante. L’edificio, che talvolta è più esplicito e riconoscibile talaltra è soltanto evocato, come in questo caso, è avulso dal contesto, una mera massa geometrica, resa attraverso la materia opaca del carboncino, nelle tonalità cupe delle terre e dei grigi. Reali contesta l’atteggiamento contemporaneo di pensare per corpi separati, l’astrazione, l’eccessiva individualità ha reso la progettazione architettonica inumana, minacciosa, incapace di assecondare la varietà della vita e di concepirne la complessità.