Valeriano Trubbiani

Macerata 1937 

Si forma come pittore all’Istituto d’Arte di Macerata, ma la frequentazione dell’officina del padre, fabbro, lo spinge a dedicarsi alla scultura con materiali metallici di recupero, con cui realizza figure mostruose.
Inizia ad esporre a Macerata nel 1956, nel 1957 ottiene un riconoscimento nell’ambito della seconda edizione del “Premio Scipione”.
Dal 1958 è a Roma per frequentare l’Accademia di Belle Arti, nella capitale stringe amicizia con i marchigiani Mannucci e Monachesi e poi con Marotta e Del Pezzo. Una sua opera viene accettata alla Quadriennale romana del 1959.
Dal 1961 è di nuovo nelle Marche, si dedica soprattutto alla lavorazione dell’acciaio.
Dal 1962 inizia esporre in tutta Italia, a Venezia, a San Marino, a Torino, a Bologna e al Concorso Internazionale del Bronzetto a Padova.
Nel 1963 espone per la prima volta a Parigi, segnando l’avvio ad un’intensa attività espositiva internazionale in Brasile, Austria e Olanda e nel 1966 negli Stati Uniti. Nello stesso anno partecipa alla Biennale di Venezia.
Le opere dei primi anni Sessanta sono “macchine belliche”, realizzate tramite montaggio, che danno luogo a composizioni molto teatrali. Pur affascinato dalla meccanicizzazione della società, Trubbiani avverte l’esigenza di mettere in luce la sua creatività, che va oltre il semplice assemblaggio di parti metalliche, attraverso un trattamento delle superfici in chiave informale.
Dal 1968 si trasferisce ad Ancona, dove parallelamente alla scultura, si occupa di litografia e incisione. Avvia il ciclo dei Lares familiares in cui introduce un soggetto costante della sua produzione, gli uccelli.
In questo periodo inizia ad interessarsi anche di cinema, realizzando tre brevi film.
Nel 1970 realizza Il teatro delle crudeltà in cui topi, pipistrelli, rospi e anatre in bronzo, sono vessati da macchinari agricoli trasformati in strumenti di tortura, che mettono in scena in modo ironico quella che definisce la “crudeltà della creazione”.
Espone in Egitto, Spagna, Medio Oriente e Stati Uniti.
Nel 1972 allestisce una sala personale alla Biennale di Venezia sul tema del “Fare la festa” poi riproposta alla Quadriennale di Roma.
Nello stesso anno ottiene la cattedra di Scultura all’Accademia di Macerata.
Nel 1975 realizza il ciclo di grandi sculture T’amo pio bove, tema su cui gira anche un film.
Al ciclo degli Uccelli, con cui riflette sulla libertà dell’individuo, si affianca quello dei Ratti nel 1977.
Nel 1982 realizza la scenografia del film di Fellini E la nave va….
Negli anni Ottanta realizza due cicli sull’infanzia e poi nel 1981 le Pericolose crociere in cui gli animali, leoni, cavalli e pesci trapassano blocchi di mare solidificato su cui vagano battelli armati.
Al 1983 risale invece Mirabilia turrita urbis in cui da geometrici agglomerati urbani in cui regna la tecnologia, fuoriescono giganteschi animali, verso un paesaggio in disfacimento.
Nel 1986 realizza le Insulae grotte in cui sono accovacciati leoni tratti dall’iconografia ottocentesca.
Nel 1987 vince il premio per la Scultura alla Biennale di Milano ed espone in Giappone, nello stesso anno realizza opere ispirate al centenario leopardiano.
Nel 1988 realizza una delle colonne del Campo del Sole di Tuoro, progettato da Pietro Cascella.
Trubbiani rinnova in senso drammaticamente moderno il genere della favola, la sua ricerca è autonoma, al di la dei gruppi e delle correnti.
Vive e lavora a Candia.