Umberto Lilloni
Milano 1898 – 1980
Dopo una formazione nel campo dell’ebanisteria, sulla scia delle orme paterne, dirige per un breve periodo il mobilificio di famiglia ma il temperamento insofferente lo porta ben presto ad abbandonare tutto per studiare pittura.
Nel 1915 si iscrive a Brera ed è influenzato dalla Scapigliatura, sempre in quegli anni è attivo in ambito politico come socialista militante, partecipa a comizi e scontri di piazza e viene persino arrestato.
Negli anni Venti si avvicina per una breve stagione al Novecento Italiano, ma si accorge ben presto che il gruppo propone un’arte antistorica ed è troppo legato agli ambienti politici.
Dal 1930 elabora una pittura che verrà definita “chiarista” giocata sui trapassi tonali luminosi e chiari, carica di reminiscenze lombarde, che in quegli anni viene portata avanti da un eterogeneo gruppo d’artisti che abita in via Solferino, che si oppone al monumentalismo e al netto chiaroscuro novecentista, ispirandosi al post-impressionismo e a Matisse.
Tra i chiaristi, oltre a Lilloni, troviamo Del Bon, Spilinbergo e De Ronchi, riuniti al Caffè Mokador di Milano.
Lilloni partecipa per tutti gli anni Trenta a numerose rassegne in Italia e all’estero, ottenendo consensi e riconoscimenti.
Dal 1927 al 1941, è docente di Pittura a Brera e in seguito, fino al 1962, all’Accademia di Parma.
Alla fine degli anni Quaranta soggiorna in Svezia, approfondendo ulteriormente il tema del paesaggio.
Continua ad esporre e a dipingere seguendo il suo stile, lontano dalle proposte più recenti, fino al 1972, quando si ritira volontariamente dalle scene artistica.
Muore nel 1980.