Umberto Boccioni

Reggio Calabria 1882 – Verona 1916

Figura emblematica del Futurismo, Boccioni si forma come scrittore e giornalista.
Nel 1899 si trasferisce a Roma dove frequenta dapprima lo studio di un cartellonista e poi nel 1901 si iscrive alla Libera Scuola di Nudo dove conosce Severini, Sironi e Balla e aderisce ad un lessico divisionista.
Dal 1903 inizia ad esporre presso la Società degli Amatori e dei Cultori di Belle Arti.
Nel 1906 compie un percorso di formazione che lo porta a Parigi, in Russia, a Padova, a Venezia, a Monaco ed infine a Milano dove si stabilisce nel 1907. Viaggiando si rende conto dell’arretratezza e del provincialismo in cui versa la cultura italiana.
A Milano, città che con il suo rapido sviluppo risponde maggiormente alle sue esigenze di rinnovamento, stringe amicizia con Previati che introduce nella sua pittura influssi simbolisti, e conosce l’opera di Pellizza da Volpedo.
L’interesse di Boccioni è volto da un lato alla resa diretta della moderna società industriale, dall’altro alla formulazione della teoria degli stati d’animo.
Nel 1909 conosce Marinetti e aderisce immediatamente alle idee espresse nel Manifesto futurista, elaborando a sua volta il Manifesto Tecnico della Pittura Futurista nel 1910, firmato da Balla, Severini, Russolo e Carrà.
Prima ancora che nelle sue opere Boccioni riesce ad attuare una vera e propria rivoluzione artistica in ambito teorico, solo a partire dal 1912 riuscirà ad applicare i suoi propositi alle opere, portando “lo spettatore al centro del quadro” ed esprimendo visivamente i concetti di simultaneità e dinamismo, che derivano da una personale lettura della filosofia di Bergson.
Nel 1911 si reca a Parigi con il resto del gruppo per promuovere il movimento in ambito europeo, e qui viene a contatto con il Cubismo che esercita un influsso importante nel processo di scomposizione della materia.
Tornato da Parigi rielabora alcune opere dell’anno precedente, in particolare la serie degli Stati d’animo e le opere sulla città, vista come un organismo che cresce ed invade la dimensione dello spettatore. Egli trasforma i filamenti divisionisti in linee-forza, concepite come vettori energetici che costruiscono il quadro e rendono il movimento dei soggetti nello spazio.
Dal 1912 si occupa anche di scultura, redige il Manifesto Tecnico della Scultura Futurista elaborando il concetto di “dinamismo plastico” e d’integrazione della figura con lo spazio, influenzato da Medardo Rosso. Le sue sculture in materiali effimeri (carta, vetro, metallo) incorporano frammenti diversi per rendere la compenetrazione dinamica dei piani, non a caso i titoli di tali opere sono raccordati dal segno matematico + (ad esempio Testa +case+luce).
Gli anni che precedono la Grande Guerra sono caratterizzati da una frenetica attività che spazia dai vari campi della produzione artistica alla promozione del gruppo attraverso serate e mostre.
Fervente interventista, si arruola volontario nel 1915, muore per una caduta da cavallo durante un’esercitazione nel 1916.