Renzo Vespignani
Roma 1924 – 2001
Durante la Seconda Guerra Mondiale si nasconde presso un incisore romano e inizia a disegnare cercando di rappresentare la dura realtà che lo circonda, le macerie, il dramma umano e la povertà, con modi neorealisti, influenzato da Bartolini, e, nei quadri, dalle sarcastiche critiche sociali di Grosz e Otto Dix. Esordisce nel 1945 alla Galleria La Margherita.
Nello stesso anno partecipa alla fondazione della rivista socialista «Città Aperta» e con Dorazio e Perilli da vita al gruppo Arte Sociale, che si oppone alla pittura intimista in virtù di un’arte impegnata nella società, per coinvolgere il popolo decidono di non esporre nelle gallerie ma nelle strade e sui marciapiedi. Inizia anche a lavorare come illustratore satirico per importanti riviste.
Dopo il congresso del Partito Socialista il gruppo si divide tra realisti e astrattisti, Vespignani e Perilli fondano il Gruppo di Portonaccio, dal nome del quartiere popolare romano in cui viveva l’artista, improntato a scelte di carattere figurativo.
Dagli anni Cinquanta subisce l’influsso dell’Informale materico di Fautrier, la violenza che esplode nel mondo per le sue laceranti contraddizioni sociali induce Vespignani a continuare a proporre una pittura socialmente impegnata di stampo realista, resa però più espressiva da influssi informali.
Nel 1963 fonda con Attardi, Ferroni, Guccione, Calabria, Guerreschi e Gianquinto il gruppo Il pro e il contro, che guarda alla Nuova Figurazione e a Francis Bacon.
In questo periodo avvia l’attività di illustratore letterario che lo porta a confrontarsi con Boccaccio, Kafka, T.S. Eliot e Majakovskij, con acqueforti e litografie.
Dal 1969, dopo un’importante serie di ritratti e autoritratti, lavora a grandi cicli sulla società italiana, Imbarco per Citera sul ceto intellettuale del 1968, Album di famiglia, che guarda polemicamente alla quotidianità e Tra due guerre sul perbenismo e l’autoritarismo piccolo-borghese.
Di rilievo anche la sua attività di scenografo che lo porta a collaborare con Petri, Brecht e Pasolini.
Proprio a quest’ultimo e alla sua tragica morte è ispirato il ciclo del 1984 Come mosche nel miele.
Nel 1991 espone a Roma il grande ciclo Manhattan Transfert una critica alla società americana in cui l’umanità è stata fagocitata dal sistema del consumo, espressa in tele dai colori evanescenti che evocano l’inconsistenza della realtà contemporanea.
Nel 1999 viene eletto Presidente dell’Accademia di San Luca e nominato “Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana”.
Muore nel 2001.