Roberto Melli

Ferrara 1885 – Roma 1958

Iniziato precocemente alla pratica artistica, si forma sia come pittore che come scultore.
Dal 1902 è a Genova, dove apprende la tecnica xilografica e collabora con scritti e illustrazioni alla rivista «Ebe».
Nel 1910 si trasferisce a Roma e si interessa prevalentemente di scultura guardando all’opera di Medardo Rosso, conosciuto attraverso il saggio di Soffici del 1909.
Particolarmente attivo anche nell’ambito della promozione artistica cura numerose edizioni delle mostre della Secessione romana.
Guarda con interesse al Futurismo senza però aderirvi.
Nel 1918 fonda con Mario Broglio la rivista «Valori Plastici», su cui pubblica numerosi interventi, partecipa inoltre, come pittore e scultore, alle mostre organizzate dalla rivista in Italia e in Germania.
Negli anni Venti si occupa di cinematografia, cartellonistica e oreficeria, anche per sopperire alla grave crisi economica in cui versa.
Negli anni Trenta rivela un rinnovato interesse per l’arte, dapprima come critico, interessato all’opera di Mafai, Pirandello e Guttuso, e poi come artista, dal 1932 rincomincia ad esporre esclusivamente in veste di pittore.
Fa opere figurative in cui emerge l’influsso del tonalismo romano.
Nel 1933 firma con Capogrossi e Cavalli il Manifesto del Primordialismo Plastico.
Nel 1938 la promulgazione delle leggi razziali lo costringe ad interrompere l’attività espositiva, cosa che lo getta in una profonda crisi, può riprendere solo alla fine della guerra.
Dal 1945 è docente di Pittura all’Accademia di Roma.
Nel 1950 iniziano le retrospettive sulla sua opera, prima a Firenze e poi alla Biennale di Venezia.
Muore nel 1958.