Nino Ricci
Macerata 1930
Attivo esponente della vita culturale maceratese sin dagli anni Quaranta, Nino Ricci, ha segnato con la sua opera e con la sua attività di promozione dell’arte, un passo decisivo nell’aggiornamento della cultura locale.
Nel 1948 si iscrive alla Scuola del Libro di Urbino dove apprende le tecniche dell’incisione, arte che eserciterà per tutta la sua vita. Nei primi anni Cinquanta si trasferisce per alcuni anni a Roma, dove frequenta l’Accademia e il Centro Sperimentale di Cinematografia, si inserisce a pieno titolo nell’ambiente artistico, legandosi all’Art Club e a moltissimi artisti, specie dell’ambito astratto e informale, inoltre, ha l’opportunità di conoscere, attraverso le mostre, la produzione grafica di Rembrandt, Ensor e Picasso.
Nel 1954 porta a Macerata l’arte astratta, con il supporto dell’Art Club. Dalla metà degli anni Cinquanta Ricci sceglie la provincia come suo campo d’azione, inizia a girare il mondo, animato da una profonda sete d’aggiornamento su tutta la produzione artistica, le mostre sono per lui fonte inesauribile di conoscenza che riversa, non solo nella sua arte, ma anche nella docenza e nella promozione di eventi ed iniziative culturali sul territorio.
Sin dagli anni Cinquanta avvia un profondo dialogo con l’opera di Paul Klee, cercando nella pittura le sensazioni generate del segno grafico e una resa cristallina della forma attraverso l’articolazione ritmica dell’opera.
Tra 1957 e 1961 le sue opere traducono l’impulso energetico della natura nel segno e nella costruzione geometrica, subendo un profondo e duraturo influsso degli ambienti scenografici.
Nel 1960 alla Biennale di Venezia, conosce l’opera di Fautrier, di cui apprezza la sottigliezza tattile e che segna, nella sua opera, l’inizio di una parentesi informale.
Tra 1966 e 1968 elabora due cicli: La preistoria e l’uomo e L’uomo scava nel tempo la propria storia, inizia una ricerca all’interno della propria vicenda interiore, purificata dalla costruzione geometrica. Le variazioni nei rapporti tra i solidi, all’interno di una forma ovale che tutto comprende, si articolano, fino alla metà degli anni Ottanta, grazie a movimenti di piano e modulazioni cromatiche, il cammino di Ricci prosegue come per Morandi, con una forte tensione lirica, espressa dalla ripetizione.
La sua ricerca più recente è orientata all’oggetto totemico, con un ritorno alla figurazione, fluttuante e senza profondità, giocata su una tenue combinazione cromatica, volta a ricreare liriche armonie esistenziali.
Vive e lavora a Macerata.