Mino Maccari
Siena 1898 – Roma 1989
Ha una formazione in campo giuridico ma la sua vera passione è la pittura, praticata sin dal 1913.
Si arruola volontario nella Prima Guerra Mondiale, e nei lunghi mesi in trincea disegna i compagni d’arme e modella figurine in terra
Tornato dalla guerra inizia ad esercitare la professione forense e nei momenti liberi dipinge dal vero la campagna senese.
Nel 1921 aderisce al Fascismo e partecipa attivamente alla Marcia su Roma del 1922.
Dal 1926 assume, con Longanesi, la direzione de «Il Selvaggio», cambiando l’impostazione della rivista, tradizionalmente legata allo squadrismo fascista, in chiave ironica e colta, con interventi dedicati all’arte e alla letteratura. A «Il Selvaggio» collaboreranno anche Rosai, Soffici, Morandi, Viani e Semeghini.
Sulle sue pagine nasce la polemica tra “Stracittà” e “Strapaese”, due modi d’intendere l’arte all’interno delle maglie del regime, il primo ufficiale, legato al Novecento Italiano, il secondo, propugnato da Maccari, legato ad un’ottica paesana, autarchica.
La formazione pittorica di Maccari è piuttosto tradizionale, legata al Rinascimento toscano, ai macchiaioli e alla cultura impressionista francese, mediata dalla lezione di Soffici.
L’attività editoriale è particolarmente intensa per tutti gli anni Trenta, ed è correlata anche a quella di illustratore satirico sulle principali riviste italiane, la sua grafica è mordente e recupera l’espressionismo di Ensor, ma anche Grosz e Chagall.
L’attività espositiva è piuttosto limitata fino agli anni Trenta e riguarda soprattutto incisioni e disegni.
Nel 1931 si trasferisce a Roma e coinvolge molti artisti nelle attività de «Il Selvaggio».
Nel 1938 ha una sala personale alla Biennale di Venezia, in questo periodo inizia ad esporre anche all’estero, a Parigi e Berna.
Dal 1939 è docente d’Incisione all’Accademia di Belle Arti di Napoli e poi di Roma.
Nel dopoguerra si dedica maggiormente alla pittura e alla grafica, allentando l’attività editoriale.
Nel 1948 ottiene il “Premio Internazionale dell’Incisione” alla Biennale di Venezia, da questo momento è presente a tutte le edizioni delle principali rassegne artistiche italiane.
Nel 1962 è nominato presidente dell’Accademia dei Lincei.
Nel 1963 espone per la prima volta negli Stati Uniti.
Abbandonato l’insegnamento, negli anni Settanta, continua ad essere protagonista del dibattito culturale italiano.
Muore nel 1989.