Lorenzo Viani

Viareggio 1992 – Ostia 1936

Sin dalla più tenera età frequenta gli ambienti anarchici viareggini, qui incontra il pittore Plinio Nomellini e nel 1898 inizia ad interessarsi alla pittura.
I primi anni del secolo sono segnati da pesanti ristrettezze economiche e da una convinta militanza che lo porta a vagabondare e a frequentare gli emarginati dalla società, vagabondi, ricercati, liberi pensatori.
Spinto da Nomellini si iscrive nel 1904 alla Libera Scuola di Nudo dell’Accademia di Firenze, dove segue i corsi del macchiaiolo Giovanni Fattori.
Nel 1907 espone alcuni disegni alla Biennale di Venezia, che gli valgono la fama di “pittore dell’orrido e della miseria”, stringe amicizia con Boccioni.
Sempre in quest’anno è a Genova dove inizia a collaborare come illustratore e caricaturista a varie riviste.
Nel 1908 compie un fondamentale viaggio a Parigi che segna il passaggio da una pittura realista e tardo simbolista, ad una di ispirazione post-impressionista e fauves, vede, infatti, la retrospettiva di Van Gogh, conosce Picasso, Matisse, Maurice Denis e Rodin.
Le gravi condizioni economiche agiscono sulla sua psiche, nel 1910 il comune di Viareggio gli concede una stanza nello stabile della dogana, le sue uniche frequentazioni in questo periodo sono gli anarchici locali e i reietti, prostitute, ladri, alcolizzati che affollano le sue tele, guardati con occhi ironici e dolenti, al di là di qualunque connotazione morale.
Torna nuovamente a Parigi e rimane influenzato dall’opera di Toulouse Lautrec.
Nel 1911 partecipa ai comizi contro la guerra in Libia ed esegue dieci cartoni sugli effetti della guerra.
Nel 1913 stringe amicizia con i futuristi riuniti intorno alla rivista «Lacerba», Papini, Ungaretti e Rosai. Inizia il ciclo delle grandi tele, in cui, attraverso soggetti sociali rilegge la tradizione italiana del Trecento e del Quattrocento e l’Espressionismo di Munch. Da questo momento suscita l’interesse della critica e del pubblico e viene chiamato ad esporre alle mostre romane della Secessione e alla Biennale di Venezia del 1914.
Nel 1916 combatte nella Prima Guerra Mondiale.
Negli anni Venti cambia stile di vita, si sposa, espone e vende regolarmente le sue opere, ai diseredati si aggiungono molti paesaggi apuani e marine.
Con Mino Maccari fonda il movimento Strapaese, nell’ottica di recupero dei valori tradizionali italiani.
Nel 1921 esegue otto xilografie che illustrano Vogliamo vivere di D’Annunzio.
Nel 1922 esce la sua prima opera letteraria Ceccardo, cui segue nel 1925 Parigi, una testimonianza romanzata della sua esperienza nella città francese, cui dedica in questo periodo anche una serie di quadri.
Nel 1926 partecipa alla prima mostra del gruppo Novecento.
Dal 1927 collabora con «Il Corriere della Sera»; nello stesso anno viene inaugurato il Monumento ai Caduti di Viareggio realizzato con l’ausilio tecnico dello scultore Rambelli, che suscita ferventi polemiche.
Nel 1931 espone alla Quadriennale romana Il volto Santo che suscita l’interesse di Mussolini, anche se il suo spirito anarchico entra ben presto in forte contrasto con il Regime.
Nonostante i gravi problemi di salute, lavora ai grandi pannelli murali per la stazione ferroviaria di Viareggio, nel 1933.
Muore nel 1936.