Gregorio Sciltian
Rostov 1900 – Roma 1985
Formatosi all’Accademia Di Belle Arti di San Pietroburgo, l’armeno Gregorio Sciltian mostra nelle opere giovanili un linguaggio vicino alle avanguardie cubo-futuriste russe.
Spaventato dalla Rivoluzione d’Ottobre, fugge a Vienna nel 1919, qui studia il Rinascimento italiano e nel 1923 decide di trasferirsi a Roma.
Il linguaggio dei primi anni Venti è vicino al generale clima di ritorno all’ordine, con un grande interesse per la pittura caravaggesca e fiamminga, ottiene un certo successo critico, tanto che Roberto Longhi gli organizza una personale da Bragaglia.
Nel 1927 si trasferisce per un periodo a Parigi, dove realizza nature morte di stampo fiammingo con la tecnica illusionistica del “trompe l’oeil”.
Tornato in Italia si trasferisce a Milano, espone nelle rassegne più importanti e, nel 1947, firma con Annigoni ed i fratelli Bueno, il Manifesto dei Pittori Moderni della Realtà, in aperta polemica con l’arte astratta.
Negli anni successivi continua a proporre, nei ritratti e nelle nature morte, i giochi ottici, le trasparenze, il mortale languore del Barocco, con una tale perizia da suscitare lo sgomento dello spettatore.
Negli anni Cinquanta e Sessanta si occupa di costumi e scenografie per il Maggio Musicale Fiorentino e per il Teatro della Scala di Milano.
Negli anni Sessanta produce molte opere religiose e si occupa di grafica, illustrando Anna Karenina di Tolstoj, scrive inoltre la sua biografia e un trattato sulla pittura.
Muore nel 1985.