Giacomo Manzu' (Manzoni)

Bergamo 1908 – Ardea 1991

A causa delle sue umili origini è costretto ad iniziare a lavorare appena undicenne presso un intagliatore, dove emergono precocemente le sue doti nel plasmare la materia.
Nel 1921 frequenta i corsi serali alla Scuola di Plastica Decorativa di Bergamo, visto il suo talento, inizia a lavorare nella bottega di un suo docente, come stuccatore.
Chiamato al servizio di leva a Verona, nel 1927, si appassiona alla scultura antica e decide di consacrare la sua vita all’arte.
Studia da autodidatta, nel 1929 intraprende un primo viaggio a Parigi, dove è attratto dall’Impressionismo ma anche dalle ricerche d’avanguardia del primo decennio del secolo.
Nel 1930 si trasferisce a Milano, frequenta Birolli, Sassu e Tomea, con i quali espone alla Galleria Il Milione.
Nel 1932 ottiene la sua prima commissione, la decorazione di una cappella dell’Università Cattolica.
In questo periodo inizia a collaborare alla rivista fiorentina «Frontespizio» come illustratore.
Nel 1934 durante una visita in Vaticano rimane suggestionato dalle figure cardinalizie che popoleranno tutta la sua produzione artistica.
Dal 1935 l’influsso di Medardo Rosso, in particolare delle cere, segnerà una svolta, dai modelli arcaizzanti ad opere di grande morbidezza plastica e sensibilità luministica. Il passaggio avviene attraverso una serie di nudi femminili in cera e bronzo, via via più attenti alla resa espressiva della luce.
Nel 1936 espone alla Biennale di Venezia ottenendo un grande successo.
Nel 1937 la personale alla Galleria La Cometa di Roma, presentata da Carrà, segna la sua definitiva affermazione.
Nel 1938 realizza il primo Cardinale, ieratica figura in bronzo.
Nel 1939 partecipa alla prima mostra di Corrente con Birolli, Treccani, Sassu e molti altri artisti antifascisti.
Dal 1940 è titolare delle cattedre di Scultura dell’Accademia Albertina di Torino e di Brera, dalla quale si dimetterà nel dopoguerra per dissensi con il Ministero dell’Istruzione.
Le opere degli anni bellici sono caratterizzate dai temi della morte, come nel ciclo Cristo nella nostra umanità, in cui, attraverso gli eventi evangelici della crocifissione e della deposizione, è possibile leggere una reazione all’orrore della guerra e alla logica del potere, cui Manzù contrappone il sentimento cristiano autentico.
Nel 1943 vince il “Gran premio della Scultura” alla Quadriennale di Roma.
Nell’immediato dopoguerra inizia ad esporre in tutto il mondo.
Dal 1952 al 1964 realizza la Porta della Morte per la Basilica di San Pietro in Vaticano, l’opera è preceduta da un intenso lavoro progettuale ed è una sintesi di tutti i motivi ispiratori dell’opera di Manzù.
Dal 1954 al 1960 insegna all’Accademia di Salisburgo insieme a Kokoschka, nella stessa città realizzerà, per il Duomo, la Porta dell’Amore.
Nel 1958 si trasferisce a Roma.
L’amicizia e la stima di Giovanni XXIII valsero a Manzù numerose commissioni, tra queste l’emblema del Concilio Vaticano II del 1962 e il pavimento del portico di San Pietro.
Dal 1963 si occupa di scenografia teatrale.
Nel 1964 si trasferisce ad Ardea, nella campagna romana, la località verrà soprannominata Colle Manzù.
Nei secondi anni Sessanta realizza opere sul tema della pace, come il Portale della chiesa di Saint Laurenz a Rotterdam e il rilievo del Rockefeller Center di New York.
Nel 1966 gli viene conferito il “Premio Lenin” che devolve alle vittime del Vietnam.
Nel 1969 apre ad Ardea la Raccolta Amici di Manzù un museo permanente che raccoglie oltre 400 opere.
Nel 1971 realizza la Tomba di Stravinskij nel cimitero di Venezia.
Le mostre, i premi e le onorificenze si susseguono in ogni parte del mondo.
Nel 1981 realizza il Presbiterio del Santuario di Santa Rita a Cascia, e nello stesso anno dona il Museo di Ardea allo Stato italiano.
Muore nel 1991.