Enrico Baj

Milano 1924 – 2003

Nonostante una precoce passione per la pittura Baj si dedica inizialmente agli studi di Medicina, prima a Milano, dove parallelamente frequenta i corsi dell’Accademia di Brera, poi a Ginevra. Nella città Svizzera entra in contatto con l’arte di Picasso, Matisse, Klee e con gli ambienti anarchici.
Nel 1945, tornato in Italia compie studi giuridici e diventa avvocato, abbandonando la pittura.
Nel 1950 incontra Sergio Dangelo, che lo convince a dedicarsi all’arte e con cui fonda nel 1951 il Movimento della Pittura Nucleare sorto in occasione di una mostra milanese dei due artisti.
Al movimento, di cui viene stilato un manifesto, aderiscono Colombo, Del Pezzo, Crippa e Dova. Stretti rapporti lo avvicinano anche a Fontana, Manzoni, Breton, Duchamp, Ernst, al Gruppo Cobra e alle ricerche informali europee.
Le composizioni nucleari di Baj partono da una tecnica informale e sono volte a rendere l’esplosione della materia, echeggiando le suggestioni e le paure suscitate dalla bomba atomica.
Nel 1953, il gruppo nucleare confluisce nel Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista in polemica con il razionalismo funzionalista e l’astrazione geometrica.
Nel 1954 Baj organizza ad Albisola Marina gli Incontri Internazionali della Ceramica a cui partecipano Fontana, Scanavino, Matta, Sassu, e molti altri artisti d’avanguardia.
Alla metà degli anni Cinquanta produce i collage con materiali quotidiani mescolati alla pittura, inizia inoltre a collaborare a molte riviste, «Gesto» (il bollettino del movimento nucleare), «Boa» e «Phases».
Dagli anni Cinquanta inizia un’intesa produzione di libri d’artista con stampe e multipli dedicati ai principali artisti ed intellettuali del suo tempo e all’illustrazione di opere poetiche e letterarie del passato.
Nel 1957 tiene la sua prima personale a Londra.
Nel 1959 inizia una fase più specificatamente surrealista, che si innesta sulla pratica Dada dell’Assemblage. Le serie di questo periodo, fortemente sperimentali, come gli Specchi, le Dame, i Meccani e soprattutto i Generali, sono caratterizzate da un’irriverente e feroce ironia, volta a mettere in ridicolo chi, con la sua stupidità, fomenta la violenza all’interno della società.
Negli anni Settanta il suo impegno politico approda a tre grandi tele su temi d’attualità, i Funerali dell’Anarchico Pinelli del 1972 un’opera popolata di personaggi da parodia che dialoga con Guernica di Picasso, Nixon Parade del 1974 e Apocalisse del 1979, un’opera in progress, continuamente arricchita negli anni successivi, costituita da teli e sagome di legno che formano una scenografia su cui va in scena il degrado della società, appiattita dai consumi e asservita alla tecnica. Contro l’abuso tecnologico sono rivolte alcune serie degli anni Ottanta come quella dei Manichini in cui la pittura prevale sul collage.
Negli anni Ottanta si accosta al teatro collaborando alla messa in scena dell’Ubu Rois di Jarry, da quest’ultimo riprese l’idea della Patafisica, la scienza delle soluzioni immaginarie.
Nel 1991 fa opere in ceramica che riflettono sulla massificazione dell’immagine e sul concetto di Kitsch.
Nel 1993 inizia il ciclo delle Maschere tribali, dei Feltri e dei Totem, in polemica con i falsi simboli della società.
Alla fine degli anni Novanta fa un ciclo di opere dedicato a Proust.
Del 2001 è il ciclo delle Storie di Gilgamesh, che si pone come ulteriore apporto all’Apocalisse.
Muore nel 2003.