Domenico Cantatore
Ruvo di Puglia 1906 – Parigi 1998
Pittore autonomo legato più ai poeti che ai pittori, il nome di Cantatore non appare mai nei movimenti e manifesti.
Nonostante la grande passione per il disegno, le umili origini da cui proviene gli impediscono una specifica formazione in campo artistico. Dopo un breve periodo a Roma, nel 1924 si trasferisce a Milano, dove per sbarcare il lunario disegna abiti per una sartoria. Si inserisce nell’ambiente artistico milanese, conosce Carrà, Quasimodo, Zavattini, Solmi, Tomea, Gatto e Carrieri.
Nel 1929 tiene la sua prima personale con opere ispirate alla sua terra natia, cupe nature morte e figure di popolani con i volti induriti dalle fatiche.
Di fondamentale importanza il soggiorno a Parigi dal 1932 al 1934, che gli permette di conoscere l’Impressionismo, Cézanne, Modigliani, Picasso, ma soprattutto Matisse che apre e illumina la cupa tavolozza di Cantatore. Tra i soggetti della metà degli anni Trenta prevalgono gli interni, d’influsso matissiano, con figure femminili che si spogliano in ambienti dalla luce spettrale.
Nel 1938 inizia l’attività d’illustratore, realizzando disegni per la raccolta Poesie di Sinisgalli.
La notevole attività espositiva gli permette di ottenere per ‘chiara fama’ una cattedra al Liceo Artistico di Milano, pur non essendo allineato con il Regime.
Parallelamente porta avanti l’attività di critico.
La pittura post bellica si fa più timbrica e luminosa, fino alla meta degli anni Cinquanta il soggetto ricorrente è quello dell’Odalisca, dal 1956, dopo un viaggio in Spagna, la sua attenzione si concentra sul paesaggio spagnolo e sulla rivisitazione di opere di El Greco e Goya.
Nel 1963 illustra con acqueforti Se questo è un uomo di Quasimodo e alcuni sonetti del Canzoniere di Petrarca.
Negli anni Settanta torna ai temi della sua terra, con un linguaggio schietto, duro che da voce ai ricordi dell’infanzia.
Muore nel 1998, durante una vacanza a Parigi.