Virgilio Guidi

Roma 1891 – Venezia 1984

Si forma presso lo studio di un restauratore decoratore e contemporaneamente frequenta i corsi dell’Accademia di Belle Arti di Roma, ben presto abbandonata per dissensi con il maestro.
Esordisce nel 1914 alla “Prima Mostra della Secessione Romana”, dove può ammirare l’opera di Matisse. Il contatto con la pittura fauves e il saggio di Soffici su Cézanne inducono Guidi a praticare una pittura dalla plasticità risentita e dallo spiccato gusto cromatico.
Dal 1916 è disegnatore del Genio Civile di Roma.
Inserito nell’ambiente artistico del Caffè Aragno, si orienta verso quel clima di ritorno all’ordine che caratterizzerà la cultura italiana del primo dopoguerra.
Dal 1920 è alla Biennale di Venezia, nelle sue opere si legge l’influsso della Metafisica ma soprattutto della grande pittura rinascimentale di Piero della Francesca.
Nel 1926, in parallelo con la mostra milanese del gruppo Novecento, organizza la mostra “Novecento romano”.
Dal 1927 è docente di Pittura all’Accademia di Venezia, la città ha un ruolo fondamentale nella pittura di Guidi, caricandola di nuovi valori luministici
Nel 1931 espone alla Quadriennale di Roma e tiene la sua prima personale a Firenze.
Nel 1933 si reca a Parigi dove si confronta con le ricerche europee.
Dal 1944 torna definitivamente a Venezia, divenendo punto di riferimento per gli artisti lagunari.
Dalla fine degli anni Quaranta Guidi attua una progressiva smaterializzazione delle forme che lo condurrà, di li a breve, a ricerche astratte. Nel 1939 dipinge la prima opera della serie delle Marine Astratte, in cui si assiste ad una progressiva rarefazione formale e cromatica, fino ad arrivare, alla metà degli anni Quaranta, a puri piani-colore.
Dagli anni Quaranta si interessa di grafica, sperimentando varie tecniche.
Nel 1946 inizia il ciclo delle Figure nello Spazio, opere ormai completamente astratte, che preannunciano le ricerche spaziali attuate negli anni Cinquanta.
Nel 1951 firma il Manifesto dell’Arte Spaziale con Fontana, Crippa e Dova, ed elabora le serie dei Cieli antichi, delle Angosce e dei Giudizi.
Negli anni Sessanta la serie dei Tumulti evidenzia una nuova fase, più materica e gestuale, vicina alle poetiche informali. Dagli anni Sessanta inizia a pubblicare scritti poetici che trovano un parallelo nelle sue ricerche pittoriche.
Nel 1964 con il ciclo delle Grandi teste e poi dei Grandi alberi torna alla figurazione.
Muore nel 1984.