Tino Stefanoni

Lecco 1937 

Si forma come architetto al Politecnico di Milano ma si dedica ben presto alla pittura, esponendo per la prima volta nel 1963 a Sondrio.
Esordisce in un contesto d’ispirazione pop ed inizia ad esporre in numerose collettive in Italia e all’estero, sin dalla metà del decennio.
Nel 1970 è presente alla Biennale di Venezia.
Nelle opere degli anni Settanta trae oggetti dalla quotidianità, camicie, bicchieri, segnali stradali, e li riproduce in serie, rispetto al pop americano, però, l’artista rimarca il suo operato attraverso la creazione di un unico contesto che comprende tutte le riproduzioni, a voler sottolineare la superiorità dell’arte sull’immagine massificata.
Sceglie il mondo delle cose perché è l’unico segno tangibile della presenza umana.
Negli anni Ottanta espone in Giappone, Stati Uniti e Germania e nelle maggiori rassegne artistiche italiane.
Nel 1994 viene allestita la prima antologica nella sua città natale.
Realizza opere in cui i canoni della pittura classica sono esasperati a favore di una sorta di didattica degli elementi della pittura, a voler sottolineare che la pittura non è altro che un oggetto per la mente, così come le sedie e i tavoli sono oggetti per il corpo.
Vive e lavora a Lecco.