Salvatore Fiume

Comiso 1915 – Milano 1997

Salvatore Fiume si forma alla Scuola del Libro di Urbino acquisendo grande competenza nelle tecniche grafiche, dalla litografia, alla serigrafia, all’acquaforte.
Nel 1936 si trasferisce a Milano dove stringe amicizia con Quasimodo e Buzzati e alterna l’attività letteraria, portata avanti per tutto il resto della sua vita, alla pratica pittorica.
Dal 1938 è Art Director della rivista dell’Olivetti «Tecnica e Organizzazione», nel 1946 lascerà il lavoro per dedicarsi completamente alla pittura.
Si trasferisce nel comasco, in una filanda ottocentesca riadattata a studio e abitazione.
Nel 1949 espone per la prima volta a Milano alcune opere della serie Isole di Statue, suscitando un grande interesse da parte della critica, tanto che uno dei quadri viene acquistato dal MoMA di New York. Questi soggetti segneranno l’intera produzione del pittore, orientata alla ricerca di una dimensione fantastica e mitologica, attraverso una salda costruzione cromatica.
Nel 1950 espone con grande successo alla Biennale di Venezia, si apre una stagione di intensa attività in stretto rapporto alle esigenze della committenza.
La rivista «Life» gli dedica una copertina e nel 1953, insieme al «Times», gli commissiona un ciclo di opere sulla storia immaginaria di Manhattan e della Baia di New York, da collocarsi nelle rispettive sedi di rappresentanza.
Tra il 1949 e il 1952 realizza il ciclo Le avventure, le sventure e le glorie dell’antica Perugia, ispirato alla grande arte del Quattrocento di Piero della Francesca e Paolo Uccello, su commissione dell’industriale Buitoni.
A partire dagli anni Cinquanta, parallelamente alla pittura, porta avanti l’attività di scenografo per la Scala di Milano e Covent Garden di Londra.
Nel 1950 realizza per Giò Ponti un dipinto di 48 metri per le pareti della prima classe del transatlantico “Andrea Doria” (distrutto nel 1956 quando la nave affonda), raffigurante un’immaginaria città rinascimentale in cui sono riuniti i capolavori italiani di quel periodo.
La grande notorietà raggiunta gli vale la commissione per la decorazione absidale, a mosaico, della nuova Basilica di Nazareth, nel 1967.
Nel 1973 si reca in Etiopia, nella Valle di Babele, dove dipinge su un gruppo di rocce con vernici marine anticorrosione, le rocce, elemento caratteristico della sua pittura, ne diventano anche il supporto. Un modello a grandezza naturale di una sezione delle rocce viene esposto ad una sua antologica a Milano nel 1974.
Dal 1975 inizia a realizzare opere site-specific per la cittadina calabrese di Fiumefreddo Bruzio, decorando alcune pareti del castello diroccato, la cupola della Cappella di San Rocco e collocando in seguito (negli anni Novanta) due sculture in bronzo nelle piazze panoramiche a picco sul mare.
Nel 1978 i Musei Vaticani acquisiscono ben trenta opere di Fiume.
Dalla fine degli anni Ottanta si occupa di progetti architettonici, tanto che, nel 1991, partecipa al Salone Internazionale dell’Architettura di Milano.
L’Università di Palermo gli conferisce, nel 1988, la laurea honoris causa in Lettere Moderne, per la sua attività di narratore, poeta e drammaturgo.
Nel 1993 compie un viaggio in Polinesia, dove si confronta con la pittura di Gauguin.
Dal 1994 esordisce come scultore alla Galleria Sant’Erasmo di Milano, sebbene avesse già praticato saltuariamente questa arte sin dagli anni Cinquanta. Per le sue opere Fiume utilizza prevalentemente la pietra e il bronzo, ma anche il legno, la resina e la ceramica. Si esprime soprattutto nella scultura monumentale, come mostra l’opera per Parlamento Europeo di Strasburgo.
Muore nel 1997.