Renato Birolli

Verona 1905 – Milano 1959

Frequenta per un breve periodo l’Accademia di Verona ma dopo l’espulsione, nel 1927, si trasferisce a Milano lavorando come cronista e decoratore.
Si inserisce subito nell’ambiente milanese della Galleria Il Milione, entrando in contatto con Sassu, Manzù e Guttuso, proponendo una pittura spiccatamente anti-novecentista, che vede nell’arte uno strumento morale, resa attraverso i modi dell’Espressionismo nordico di Ensor e Kokoschka, ma soprattutto di Van Gogh. Di grande importanza il colore, di ascendenza veneta, che è elemento fondamentale nella strutturazione del quadro.
Alla metà degli anni Trenta matura una coscienza politica antifascista, scegliendo la via della militanza, che spesso gli costerà il carcere.
Nel 1938 partecipa alla fondazione della rivista «Corrente», animata da ideali antifascisti, anti-novecentisti e di apertura alle esperienze europee, ma soprattutto incentrata su quel binomio arte-vita, tanto caro a Birolli.
Durante la guerra partecipa attivamente alla Resistenza, l’orrore di quei giorni è espresso in una serie drammatica di disegni Italia 1944.
Nel 1946 va a Parigi, subisce l’influsso di Matisse, Picasso e del Cubismo.
Nel 1947 aderisce al Fronte Nuovo delle Arti, nell’ottica di una rinascita delle proposte artistiche italiane, quando il Fronte si scioglie per le tensioni tra astrattisti e realisti, fonda con Afro, Turcato, Vedova, Corpora, Moreni, Morlotti e Santomaso, il Gruppo degli Otto nel 1952, che da voce alle tendenze non figurative.
Negli anni Cinquanta fa opere che risentono dell’influsso dell’Action Painting declinato secondo ascendenze liriche, in cui il gesto è una sorta di panica adesione agli elementi naturali che prendono vita nelle sue tele.
Nelle ultime opere si confronta con le tendenze informali, di cui da un’interpretazione molto personale.
Muore improvvisamente nel 1959.