Giovanni Omiccioli

Roma 1900 –  1972

Sin da bambino è a contatto con l’ambiente artistico romano, Scipione, Mafai, Depero, Carena frequentano infatti la bottega del padre Abilio, imballatore.
Si forma alla Libera Scuola di Nudo dell’Accademia e dai primi anni Trenta entra nel gruppo della Scuola Romana. Esordisce nel 1937, con opere tonali, alla “Mostra del Sindacato Fascista delle Belle Arti”, cui segue una personale alla Galleria Apollo.
Chiamato alle armi a Piacenza, nel 1939, decora la caserma con un affresco a carattere religioso.
Dal 1940 inizia ad esporre alla Biennale di Venezia.
Negli anni bellici realizza la serie degli Orti, opere di carattere espressionista, dal forte contenuto sociale, che denunciano le terribili condizioni di vita delle periferie romane.
Frequenta gli ambienti artistici di sinistra, nel 1945 con Mafai, Guttuso e Afro realizza la prima testata de «L’Unità» e partecipa alla mostra romana “Arte contro le Barbarie”, promossa dal quotidiano stesso.
Dal 1947 avvia una serie di personali a Milano e Roma, dove espone opere ispirate alla condizione delle mondine nelle risaie del vercellese e dai barboni di Porta Ticinese a Milano.
Negli anni 1950 partecipa a collettive negli Stati Uniti, in Giappone e alle iniziative dell’Art Club nei paesi scandinavi. Si interessa alla situazione sociale nel meridione, ma anche, dagli anni Sessanta, ai paesaggi del Sud e del Centro Italia, proposti in chiave lirica.
Sempre negli anni Sessanta si cimenta con l’acquaforte ed espone nelle principali rassegne italiane.
Negli anni Settanta sperimenta l’uso degli acrilici, specie nella produzione paesaggistica.
Muore nel 1975.