Emilio Greco

Catania 1913 – Roma 1995

A seguito di ingenti difficoltà familiari, Emilio Greco, lascia la scuola ed inizia a lavorare nello studio di un marmista che esegue monumenti funebri, qui viene iniziato anche al disegno.
Negli anni Trenta frequenta l’Accademia di Belle Arti di Palermo, e inizia ad esporre alcune opere di grafica.
Nel 1935, nonostante abbia terminato il servizio militare, viene richiamato a combattere nella guerra in Etiopia.
Tutta la sua opera è caratterizzata dallo studio della figura umana, in questi primi anni giovanili realizza figure virili, dal volto apparentemente inespressivo, volte ad una profonda contemplazione interiore. La modellazione è minima e prende a modello le terrecotte etrusche e la ritrattistica romana.
Negli anni bellici è richiamato più volte alle armi, combattendo su vari fronti.
Nel 1942 si stabilisce a Roma, dove lavora come disegnatore per lo spolettificio dell’esercito. L’anno seguente espone alla Quadriennale romana.
Richiamato alle armi, decide di disertare ed è costretto a nascondersi in un negozio di colori, fino all’arrivo degli alleati. In seguito entra come disegnatore della Croce Rossa americana.
Nel 1945 espone alcuni ritratti in cui è forte la caratterizzazione psicologica ad una collettiva con Guttuso, Pirandello, Mafai e Omiccioli.
Nel 1947 con il Fronte della Gioventù comunista si reca a Parigi, con Monachesi, Perilli e Dorazio, visitando molti studi d’artista. Tornato a Roma, per vivere si occupa della decorazione di tessuti e di oreficeria.
Nel 1948 inizia ad esporre all’estero, a Londra alla mostra “Arte ispirata allo Sport” in occasione delle Olimpiadi, nel 1949 a New York ad una mostra sull’arte contemporanea italiana al MoMA, cui seguono negli anni successivi collettive e personali in tutta Europa.
Nel 1950 partecipa alla Biennale di Venezia.
Nel 1951 stringe una fraterna amicizia con Leonardo Sciascia, in quello stesso anno vince il “Premio del Parlamento” alla Quadriennale romana, e ottiene la cattedra di Scultura all’Accademia di Carrara.
Le opere degli anni Cinquanta risentono dei morbidi busti-ritratto del Quattrocento, con volti di estrema dolcezza e forme rigorose, e della scultura rinascimentale, come mostra il ciclo delle Bagnanti concepite per essere fruite da molteplici punti di vista. Sono figure che si avvitano nello spazio, con il volto chiuso dal sistema di linee convergenti in un unico punto.
Nel 1954 realizza a Collodi il Monumento a Pinocchio.
Dal 1955 fino al 1967 è docente di Scultura all’Accademia di Napoli.
Nel 1956 con la Bagnante n.1 vince il “Gran premio di Scultura” alla Biennale di Venezia.
Nel 1960 collabora con l’architetto Michelucci alla decorazione della Chiesa di San Giovanni Battista a Campi Bisenzio (chiesa dell’Autostrada del Sole).
In questo periodo insegna alla scuola di Kokoschka a Salisburgo.
Dal 1964 lavora alle porte bronzee per il Duomo di Orvieto, che susciteranno molte polemiche, e al Monumento a Papa Giovanni XXIII in Vaticano.
Nel 1967 è in Iran ma si rifiuta di eseguire un ritratto dello Scià.
Nel 1974 l’Open Air Museum di Hakone, in Giappone, apre una sezione permanente, il Greco Garden.
Prosegue incessante l’attività espositiva ed i riconoscimenti in tutto il mondo, dall’Australia, al Giappone, agli Stati Uniti, all’Indonesia.
Nel 1991 viene allestito il Museo Emilio Greco ad Orvieto.
Muore nel 1995.