Attilio Alfieri
Loreto 1904 – Milano 1992
Nato da una famiglia di umilissime condizioni sociali, che non gli permette di studiare in maniera regolare, Alfieri sviluppa una grande passione per la cultura, specie per la musica.
Sempre per motivi economici non può seguire la sua vocazione agli studi teologici ed inizia a lavorare con il fratello come decoratore, appassionandosi all’arte, mostrando sin da subito uno spiccato talento che esprime nell’arte religiosa.
Nel 1925, insoddisfatto dalla decorazione, va Milano e si iscrive ai corsi serali dell’Accademia di Brera.
Nel 1927 viene arruolato e inviato a Fiume, dove, stimolato dal contatto con la natura inizia a dipingere dal vero, decide di trasferirsi in Brianza, dedicandosi allo studio del paesaggio.
Torna a Milano nel 1930 e abita in via Solferino, accanto ad un nutrito gruppo di artisti antinovecentisti che poi costituiranno i gruppi di “Corrente” e quello del “Chiarismo”, cui inizialmente non aderisce per una sorta di senso d’inferiorità dettato dalla sua condizione sociale.
Si iscrive al Sindacato delle Belle Arti per avere la possibilità di esporre e nel 1933 suscita l’attenzione della critica.
Inizia ad inserirsi nell’ambiente milanese e, sempre nel 1933, affresca alcune pareti della Triennale accanto a Sironi. Realizza anche alcuni omaggi alle figure artistiche che ritiene più significative, Prampolini, Mondrian, Soldati.
Negli anni Trenta si occupa di grafica pubblicitaria, combinando immagini e fotogrammi; iniziano, inoltre, i primi riconoscimenti alla Quadriennale romana, alla Biennale di Venezia e all’Esposizione Universale di Parigi.
Negli anni bellici realizza opere sui bombardamenti e gli orrori della guerra e milita come partigiano nella Resistenza.
Negli anni Cinquanta escono le prime monografie sulla sua opera ed espone all’estero.
Negli anni Sessanta e Settanta fa opere di grande formato ispirate all’attualità: dall’assassinio del Che e di Martin Luther King, al 1968, al terrorismo.
Muore nel 1992.