Mario Schifano

Homs 1934 – Roma 1998

Figlio di un archeologo impiegato del Ministero dell’Istruzione, abbandona prestissimo la scuola, dopo il servizio militare inizia a lavorare con il padre al Museo di Villa Giulia. Parlando di questa esperienza sottolinea che la prima sollecitudine verso l’arte gli venne proprio li, non dall’arte etrusca, bensì dai paletti bianchi e neri usati dai geometri nei rilievi topografici.
Inizia a dipingere nel 1952 realizzando monocromi gialli.
Espone per la prima volta nel 1959 a Roma alla Galleria Appia Antica, dal 1960 espone con Festa, Lo Savio, Angeli e Uncini.
In questo periodo avvia una sperimentazione sui materiali e le tecniche industriali, le sue tele si popolano di segni tratti dal paesaggio urbano, cartelloni, scritte pubblicitarie, icone della comunicazione massmediatica. Con queste opere allestisce una personale alla Galleria La Tartaruga, vero e proprio centro propulsore della Pop Art italiana.
Nel 1962 compie il primo viaggio a New York, espone con Rauschenberg, Oldenburg e Johns.
Nel 1964 espone alla Biennale di Venezia gli Schermi televisivi che proiettano paesaggi e figure.
Dal 1965 inizia cicli di opere che rivisitano le avanguardie storiche come Futurismo rivisitato e Io sono Kasimir Malievic.
Nel 1967 realizza tre pellicole underground Satellite, Umano, Non umano e Trapianto in cui emerge un forte impegno politico, che negli anni Settanta lo porterà a finanziare i gruppi della sinistra extraparlamentare.
Dal 1970 sperimenta una tecnica con cui riporta, su tele emulsionate, le immagini televisive fotografate e ritoccate con notevoli interventi cromatici, nelle serie Paesaggio TV e Personaggi TV.
Nei secondi anni Settanta, nonostante i successi e l’intensa attività espositiva nazionale ed internazionale, Schifano vive un momento di profonda crisi e stasi creativa, in cui rivisita stancamente la sua produzione precedente.
Gli anni Ottanta vedono un ritorno alla pittura e alla figurazione, alla Biennale veneziana del 1982 espone la serie delle Architetture e degli Orti Botanici. Il tema della natura è dominante per tutto il decennio, con opere di grande preziosità cromatica e materica, esposte nelle maggiori rassegne e gallerie del mondo.
Negli anni Novanta è estremamente affascinato dalla tecnologia digitale e da internet, nel 1996 ha puntato una webcam nel suo studio per permettere allo spettatore di entrare completamente nel processo artistico.
Muore nel 1998.