Dissonanze

1955
olio su tela
50×70

Questa opera e Composizione Z del 1954 testimoniano gli esiti dell’ultima produzione prampoliniana. L’artista infatti esordisce nelle fila futuriste per poi approdare al fronte dell’astrazione in età matura.
Dall’Accademia romana di Belle Arti, dove è allievo di Duilio Cambellotti, alla partecipazione frenetica a molte delle esposizioni nazionali ed internazionali sino agli ultimi giorni di vita, trasformandosi via via in uno dei maggiori artisti del suo tempo, nonché punto di riferimento anche per le generazioni successive.
A lui sono legate le vicende della Casa d’Arte Italiana, vero e proprio polo culturale di attività d’avanguardia a Roma tra gli anni Dieci e Venti, oppure quelle dell’Art Club al termine del secondo conflitto mondiale; passando anche attraverso il dibattito sull’“arte meccanica”, concretizzatosi nella stesura del Manifesto dell’arte meccanica futurista, insieme a Pannaggi e Paladini.
Dallo scorcio degli anni Quaranta sino alla metà degli anni Cinquanta, nel quadro dell’indagine segnico-materica romana, si svolge la ricerca prampoliniana non-figurativa, che spazia dal fronte dell’arte concreta a quello dell’informale.
I due dipinti condensano le fasi conclusive dell’avventura pittorica di Prampolini, in cui predomina una precisa organizzazione geometrica, insieme all’esigenza di una maggiore essenzialità strutturale. Dal 1953 al 1956, anno della sua morte, complessi lineari si mescolano a intense tessiture cromatiche con una sostanziale caratterizzazione materica, attraverso sabbie, carbone e stagnola, distinguendo l’operato dell’artista modenese dai suoi contemporanei.