Quinto Ghermandi

Crevalcore 1916 – Bologna 1994

Appassionato di scultura sin dalla più tenera età, si forma all’Accademia di Belle Arti di Bologna, diplomandosi proprio allo scoppio della guerra.
Inviato a combattere in Grecia e poi in Egitto, viene catturato dagli inglesi durante la battaglia di El Alamein e tenuto prigioniero, per quattro anni, in un campo di concentramento nel deserto. Qui attraverso le riviste conosce l’opera di Picasso e di Henry Moore.
Tornato a Bologna, negli anni Cinquanta, compie diversi viaggi in Europa e realizza opere in terracotta, ceramica e ferro saldato, di ascendenza informale.
Nel 1952 espone alla Biennale di Venezia.
Nel 1958, in occasione di una commissione dell’imprenditore Baldisserra, suo amico e mecenate, si cimenta con il bronzo, utilizzando la tecnica della fusione a cera persa, realizzando una serie di sculture di animali per il suo parco.
Il bronzo gli permette una nuova libertà compositiva che Ghermandi orienta soprattutto verso soggetti che alludono alla natura e al volo, con superfici vibranti e materiche, come si vede dalle serie delle Ali e delle Foglie.
Nel 1959 ottiene il “Premio Internazionale del Bronzetto” a Padova ed inizia ad esporre nelle principali rassegne nazionali ed internazionali, negli Stati Uniti, in Giappone, in Nuova Zelanda, in Egitto e in Iran.
Dagli anni Settanta si confronta anche con la dimensione monumentale, con opere in cui è fortemente evidente la componete materica, come la serie delle fontane celebrative dell’Acquedotto di Romagna.
Nel 1981 viene nominato direttore dell’Accademia di Bologna.
Muore nel 1994.