Giuseppe Migneco

Messina 1908 – Milano 1997

Si trasferisce a Milano, dalla natia Sicilia, nel 1931, ufficialmente per studiare Medicina, in realtà, per dedicarsi alle sue aspirazioni artistiche.
Inizia a lavorare come illustratore del «Corriere dei Piccoli», bozzettista pubblicitario per una fabbrica di cravatte e ritoccatore di rotocalco per la Rizzoli.
I quadri di questo periodo sono caratterizzati da riferimenti autobiografici ai ricordi e al paesaggio dell’infanzia.
Nel 1934 conosce Birolli e Sassu che lo introducono nell’ambiente artistico milanese.
Con Treccani, Cassinari, Birolli, Sassu, Morlotti, Levi e molti altri artisti antifascisti da vita, nel 1938, all’esperienza di Corrente, che rifiuta l’isolamento culturale in cui il Fascismo aveva relegato l’arte italiana, si contraddistingue per una forte vocazione europeista e per una pittura di soggetto impegnato.
Nel 1940 tiene la sua prima personale a Genova e nel 1941 alla Bottega di Corrente a Milano.
La guerra, combattuta da partigiano, interrompe per qualche anno la sua attività artistica.
La pittura del dopoguerra si inserisce nel solco del realismo sociale, che risente dell’influsso del muralismo messicano e della decorazione popolare siciliana, con una tale forza lineare che verrà definito “l’intagliatore del legno che scolpisce con il pennello”.
Negli anni Cinquanta inizia ad esporre all’estero, a Boston, Parigi e Londra.
Nel 1952 gli viene offerta una sala personale alla Biennale di Venezia, il cui catalogo è presentato da Salvatore Quasimodo.
Negli anni Sessanta è fortemente influenzato dall’Espressionismo di Schiele.
Continua a dipingere l’umanità silenziosa e oppressa anche nei decenni successivi.
Negli anni Novanta iniziano le retrospettive sulla sua opera.
Muore nel 1997.