Corrado Cagli

Ancona 1910 – Roma 1976

Dopo una formazione all’Accademia di Belle Arti di Roma, esordisce con una pittura murale in una palestra romana nel 1927. L’enfasi per la pittura murale, che imperversa nei primi anni Trenta in Italia, lo induce a proseguire su questa strada: realizza a Umbertide otto quadri ad affresco per casa Maravelli-Reggiani. A Umbertide è anche direttore artistico di una fabbrica di ceramiche, di cui rinnova profondamente l’immagine.
La sua prima mostra risale al 1932 alla Galleria La Cometa di Roma, già da questo momento si nota il grande sperimentalismo che lo contraddistingue, ad opere pittoriche, si affiancano pannelli murali e fotomontaggi.
In quello stesso anno si avvicina a Capogrossi e Cavalli, ed espone con loro in Italia e poi a Parigi dove vengono identificati come pittori tonali e definiti “École de Rome”.
Nel 1933 elaborano il Manifesto del Primordialismo Plastico, ma le troppe divergenze tecniche portano ben presto allo scioglimento del gruppo.
Nonostante la giovane età anima un gruppo di artisti riuniti intorno alla Galleria Sabbatello, di cui fanno parte Afro e Mirko, conosciuti nello studio di Arturo Martini, Guttuso e Fazzini. Svolge inoltre un’intensa attività critica sulla rivista «Quadrante», su cui elabora la poetica del “primordio”, in contrapposizione al monumentalismo classicheggiante del gruppo Novecento.
Sostenitore del Fascismo, da grande risalto alla funzione sociale della pittura murale che ha il compito di creare una nuova mitologia fondativa per la società italiana, come mostra il celebre articolo del 1933 Muri ai pittori.
Le opere di questi anni godono di grandissimo successo, sono tonali, volumetriche, ispirate alle potenti sintesi plastiche di Masaccio e di Piero della Francesca.
Nel 1938 con l’inasprimento delle persecuzioni razziali è costretto ad emigrare a causa delle sue origini ebraiche, prima a Parigi e poi a New York, qui apre uno studio e frequenta l’ambiente artistico, interessandosi in particolare all’Espressionismo Astratto, al post-Cubismo e al Surrealismo.
Nel 1941 acquisisce la cittadinanza americana e si arruola volontario nell’esercito per combattere in Europa, viene catturato e deportato in Germania, durante la prigionia esegue una serie di drammatici disegni.
Alla fine degli anni Quaranta, tornato in Italia, affianca alla produzione figurativa, una ricerca non figurativa, al di fuori dell’esperienza del gruppo degli astrattisti romani Forma 1, che nasce da un’indagine inconsueta dello spazio, legata alle più recenti scoperte fisiche e alle geometrie non euclidee, innestate sul recupero della spazialità cubista e su temi metafisici.
Sono anni di grandi sperimentazioni che coinvolgono anche l’ambito teatrale.
Cagli trasferisce nella sua opera le concezioni psicanalitiche di Jung: il mistero dei processi psichici è espresso nei Motivi cellulari e in altre serie degli anni Sessanta.
La straordinaria complessità concettuale dell’arte di Cagli suscita nello spettatore una magica e lirica fascinazione, non a caso Longhi lo definì “il gran stregone”.
Muore nel 1976.